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18 marzo 1978: Per non dimenticare Iaio, Fausto e Mauro Brutto 
di Mauro Raimondi
I funerali di Fausto e Iaio nella chiesa di Casoretto (Mi), 22 marzo 1978
I funerali di Fausto e Iaio nella chiesa di Casoretto (Mi), 22 marzo 1978 
18 Marzo 2012
 

Sicuramente, non pensavano che sarebbero entrati nella storia di Milano. Invece, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto “Iaio” sono la storia di questa città. Perché, a 34 anni da quel 18 marzo 1978, siamo qui a ricordarli. E negli anni a venire noi e tanti altri lo faremo ancora. Per sempre.

Quel sabato i due ragazzi avevano passato una giornata tranquilla: Fausto al parco Lambro con gli amici, Iaio con la ragazza in centro. Poi, verso sera, si erano ritrovati come d’abitudine alla Crota piemunteisa, un locale situato in quella via Leoncavallo che aveva dato il nome al Centro Sociale. Un luogo di contrapposizione sociale ma soprattutto di aggregazione e cultura, che era diventato un punto di riferimento per il quartiere e attirava già a quei tempi molti giovani da tutta Milano.

Anche Iaio e Fausto, che abitavano lì vicino, lo frequentavano regolarmente. E non solo come fruitori delle tante iniziative, ma come protagonisti, tra l’altro, di un’indagine sullo spaccio di droga nel quartiere, un “libro bianco” che svelava le relazioni tra estrema destra e criminalità organizzata tra Lambrate e Città Studi.

Pure quella sera del 18 marzo, dopo cena, ci sarebbero dovuti andare per sentire un concerto blues. Perciò, verso le 19:30, salutarono gli amici e uscirono dalla Crota piemunteisa per recarsi a mangiare a casa di Fausto, in via Montenevoso.

Dove, come si sa, non sarebbero mai arrivati. Imboccata la via Mancinelli, all’altezza della Sir James Anderson School incrociarono tre persone vestite con degli impermeabili bianchi che gli spararono: Iaio morì subito, Fausto nel tragitto verso l’ospedale Bassini.

Il giorno dopo, con quella superficiale imbecillità di cui spesso sono vittime, alcuni organi d’informazione parlarono di regolamento di conti all’interno del mondo della droga o dell’estrema sinistra: un modo per mettere in cattiva luce il Centro Sociale e il mondo antagonista in genere, anche perché solo due giorni prima era stato rapito Aldo Moro.

Chi conosceva Iaio e Fausto di persona sapeva che non era affatto così. Tra l’altro, una testimone dichiarò subito di avere visto uno dei tre assassini scappare tenendo una busta di plastica in mano, dove aveva presumibilmente infilato i bossoli della Beretta. Le modalità dell’omicidio, insomma, dicevano chiaramente che si trattava di un’esecuzione da parte di professionisti. E allora alcuni (veri) giornalisti cominciarono delle indagini autonome. Tra di loro, Mauro Brutto de l’Unità, che vogliamo ricordare perché pagò con la vita la sua serietà professionale: dopo aver raccolto del materiale interessante e averlo mostrato ai carabinieri, venne ucciso da una Simca 1100 bianca che lo investì in via Murat, e i suoi documenti non vennero più ritrovati.

Come regolarmente è accaduto riguardo a bombe stragiste o assassinii contro esponenti della sinistra, nessuno ha pagato per questo crimine. La vicenda giudiziaria è terminata nel 2000 e il giudice Clementina Forleo l’ha archiviata senza aver indicato i colpevoli. Tuttavia la madre di Fausto, Danila Angeli, mai interrogata dai magistrati, in un’intervista rilasciata a Sky Tg24 e ripresa dal Corriere della sera ha dato una sua interpretazione dell’accaduto a partire da quel covo delle Brigate Rosse trovato proprio nella casa di via Montenevoso dove viveva con Fausto. Lei, infatti, da qualche tempo aveva notato nel palazzo uno strano andirivieni di persone sconosciute in ore notturne, che poi si scoprì essere provocato da una cellula dei servizi segreti che avevano affittato una mansarda per controllare l’attività delle B.R. Secondo lei Fausto, con le sue conoscenze e le sue ricerche, poteva risultare dannoso all’attività di questo corpo (deviato?) dello Stato e perciò venne ucciso, come del resto accadde anche per un altro giovane, Valerio Verbano, due anni dopo a Roma.

La verità, come detto, forse non si saprà mai. Ma sulla vicenda esistono alcuni libri interessanti, tra cui Fausto e Iaio. La speranza muore a diciotto anni (Baldini Castoldi Dalai, 1996) di Daniele Biacchessi, di cui è possibile leggere una parte nel sito www.faustoeiaio.org.

Chi la visse ai tempi, infine, non potrà mai dimenticare la giornata tersa e ventosa in cui si celebrarono i funerali dei due ragazzi presso la chiesa del Casoretto.

Saludi.


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