L'editoriale di Scalfari su la Repubblica di domenica 4 marzo intitolato “Una strana gioventù che odia la velocità” è di quelli che lasciano basiti. Premesso che di solito Scalfari mi piace assai, in questo caso mi lascia perplessa.... l’autore in particolare si stupisce «della posizione degli studenti, ostile all'alta velocità» con riferimento alla TAV. C'è da stupirsi del suo stupirsi. I giovani, almeno quelli “pensanti”, e sono tanti, pensano al loro futuro e ad un modello di società sostenibile e ad altri valori che forse alle generazioni di Scalfari sono un po' sfuggiti di mano...
I giovani vogliono una società che produca benessere.
Scrive l'ing. Silvia Parodi del Comitato Acqua Pubblica di Genova:
«Possiamo produrre benessere investendo in altri settori utili e sostenibili. Vogliamo aiutare l'edilizia? Risaniamo energeticamente tutto il patrimonio immobiliare, così saremo anche meno assillati dalla crisi energetica; mettiamo in sicurezza il territorio così non dovremo piangere morti e danni alla prossima alluvione; investiamo sull'agricoltura e il recupero dei boschi, sul turismo e l'artigianato. Tutte attività che hanno impatti positivi e duraturi.
I giovani forse questo lo intuiscono ed è per questo che protestano, anche per difendere il diritto a dissentire e ad opporsi a scelte scellerate; la repressione poliziesca è un pessimo segnale e i giovani lo sanno bene.
Nel merito dell'opera ad oggi non ho ancora sentito una sola risposta alla domanda fondamentale: “Se le merci che viaggiano sono solo 3 mln tonnellate e la linea esistente può portarne fino a 20, a cosa serve una nuova linea?”. Le risposte sono state solo l'infantile “perché sì” oppure l'autoritaria repressione. Per concludere con un sorriso riporto ancora la risposta del presidente Cota: “serve a fare aprire il Piemonte, anche psicologicamente”… Ma se mandassimo in analisi tutti i piemontesi non è che magari ci costerebbe meno?»
Sono assolutamente d'accordo con Silvia.
Un'altra cosa di cui si stupiscono i giornali è che la signora Borsellino abbia perso, seppur per pochi voti, le primarie a Palermo.
Io invece mi stupisco che ci si stupisca. Del giovane uomo che ha vinto non ci si ricorda neppure il nome, ma si sa che viene dai movimenti, si sa che, per questioni anagrafiche, ha qualche energia in più della signora Borsellino...
Ci si arrovella inoltre su una questione che non esiste: l'endorsement di Bersani per Borsellino, che ha perso, dovrebbe portare alla crisi di una segreteria nazionale... ma allora perché facciamo le primarie?
Per una sana apertura mentale, forse anche in questo caso ci vorrebbe qualche seduta psico'...
Sembra che qualcuno sia ancora stupito della vittoria del referendum che ha restituito alla sfera pubblica non solo l’acqua, ma anche gli altri servizi. Ora ci si stupisce che gli stessi movimenti che si sono mossi in difesa dell'acqua pubblica cerchino con i loro scarsi mezzi di contrastare la creazione della grande multiutility del nord.
La proposta di creare una grande multiutility del nord, di pari passo con le misure del governo Monti, si inserisce a pieno in questo desolante quadro; è una proposta che ripercorre la strada dei fallimenti di A2A, di Iren, ecc. Che ci ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio, l'assurdità di superare i debiti delle aziende mettendole tutte assieme. Ma soprattutto non è adeguata alle attuali necessità ed è in contrasto con gli esiti del referendum. Oggi serve una gestione dell'acqua, dei rifiuti, del TPL, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali in modo da garantirne gli interessi e la partecipazione nella gestione dei servizi.
«La proposta di una grande multiutility del nord inoltre è un'operazione verticistica e lobbistica di istituzioni, managers e correnti di partiti, estranea alle città interessate. Si determina un'espropriazione delle prerogative degli organismi elettivi e un pericoloso accentramento di poteri in stanze dei bottoni sempre più lontane e incontrollabili...»
Ci si stupisce che si stupiscano: una simile decisione non può essere presa senza l'apertura di un ampio dibattito pubblico, che coinvolga le amministrazioni locali, le assemblee elettive, coloro che hanno promosso e vinto i referendum su acqua ed energia, le donne e gli uomini che vogliono preservare l'universalità dei diritti fondamentali, come l'acqua.
È così strano pretendere questo? C'è da stupirsi? Mi stupisco che si stupiscano.
Martina Simonini
(per 'l Gazetin, marzo 2012)