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Paola Mara De Maestri. 19 marzo, Festa del papà
Luca Conca,
Luca Conca, 'Mio padre', 2003 - acrilico su carta da lucido, 21x29 cm 
19 Marzo 2012
 

Qualche giorno prima dell’inizio della primavera ricorre la festa del papà. Sarà perché mi hanno detto che il 19 marzo sono stata battezzata, sarà perché ogni anno da bambina in questo periodo andavo alla Fiera di S. Giuseppe a Berbenno, fatto sta che questa data è ancora oggi ben impressa nella mia mente.

Quindi per omaggiare tutti i papà propongo qui di seguito alcune poesie a tema.

 

 

Al padre

di Salvatore Quasimodo

 

Dove sull'acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d'uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po' più in là dell'odio e dell'invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d'aquila.
E ora nell'aquila dei tuoi novant'anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna.

 

 

A mio padre

di Leonardo Sinisgalli

 

L'uomo che torna solo
A tarda sera dalla vigna
Scuote le rape nella vasca
Sbuca dal viottolo con la paglia
5 Macchiata di verderame.
L'uomo che porta così fresco
Terriccio sulle scarpe, odore
Di fresca sera nei vestiti
Si ferma a una fonte, parla
10 Con un ortolano che sradica i finocchi.
È un uomo, un piccolo uomo
Ch'io guardo di lontano.
È un punto vivo all'orizzonte.
Forse la sua pupilla
15 Si accende questa sera
Accanto alla peschiera
Dove si asciuga la fronte.

 

 

Padre, se anche tu non fossi il mio

di Camillo Sbarbaro

 

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso, egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla

di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

 

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella, mia piccola ancora,
per la casa inseguivi minacciando.
(la caparbia avea fatto non so che)
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura, ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia e, tutta spaventata,
tu vacillante l'attiravi al petto
e con carezze dentro le tue braccia
avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch'era il tu di prima.

 

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

 

 

A mio padre

di Alfonso Gatto

 

Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

 

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
- Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno - Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.

 

 

Mio padre

di Paola Mara De Maestri

 

Lo vedo da lontano

quell’uomo dalle mani di pane

e dallo sguardo innamorato

tra la terra e i filari,

accarezzare la sua vite,

la fronte baciata dal sole e dal sudore

che gli bruciano gli occhi e il cuore.

Quei grappoli di miele e di vento

sanno di passione e di tormento,

di anni verdi e di silenzi mai appagati,

di nuove lune e di famiglia.

Lo vedo da lontano venirmi incontro

e ricordo una mano

e ricordo una bambina

alla vendemmia della domenica mattina.

S’accende la sera sul viale dell’orto

e scocca un sorriso:

arriva mio padre

e arrivo al mio porto

carico di stelle.


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