Regia: Matteo Cerami. Soggetto e Sceneggiatura: Vincenzo e Matteo Cerami. Fotografia: Maurizio Calvesi. Montaggio: Anna Napoli e Patrizia Marone. Scenografia: Giada Calabria. Costumi. Paola Nazzaro. Suono: Remo Ugolinelli. Produttori: Gianluca De Marchi e Gianfranco Piccioli. Interpreti: Marco Giallini, Ilaria Occhini, Vincenzo Cerami, Anna Bonaiuto, Libero De Rienzo, Francesco Montanaro, Ambra Angiolini, Claudia Zanella, Franco Pistoni, Sergio Fiorentini, Elena Radonichich, Giorgio Gobbi, Rodolfo Laganà, Ninetto Davoli, Ennio Fantastichini, Luigi Proietti.
Matteo Cerami dimostra di saperci fare, coadiuvato dal padre Vincenzo, grande sceneggiatore e scrittore del cinema italiano, e convince in un debutto che fa ben sparare per il futuro.
Tutti al mare è stato stroncato dalla critica italiana, quasi all’unanimità, ma sono felice di trovarmi controcorrente nel consigliare una garbata commedia corale ambientata sul lungomare di Ostia. Cerami racconta una giornata al mare, fa recitare i suoi personaggi intorno a un bar ristorante gestito da un personaggio squallido come Giallini, succube della madre, superstizioso, razzista e pieno di idiosincrasie. Il proprietario del locale è spettatore di una serie di vicissitudini balneari che vedono in primo piano uno iettatore, una presentatrice televisiva, un aspirante suicida, un nero che canta canzoni napoletane, una ragazza russa che cerca un italiano per la cittadinanza, due amici a caccia d’avventure, due lesbiche che desiderano un figlio, un nonno che ricorda la guerra di Abissinia, un cavallo che fugge al fantino, un cleptomane smemorato, poliziotti corrotti e via di questo passo.
Tutti al mare è un chiaro omaggio che Vincenzo Cerami tributa a Sergio Citti e a Pier Paolo Pasolini, perché affronta molte tematiche care ai due grandi registi. Il film si ispira a Casotto (1977), ma non si limita a realizzare un semplice remake, attualizza le problematiche agli anni 2000 e realizza uno spaccato della società italiana contemporanea basato su personaggi credibili e surreali. Ricordiamo una citazione esplicita del finale de Che cosa sono le nuvole (1967) di Pier Paolo Pasolini (episodio di Capriccio all’italiana), quando due ragazzi si sdraiano sulla spiaggia a contemplare le nuvole e la bellezza del creato.
La pellicola è scritta bene, sceneggiata senza buchi, fotografata con perizia, montata senza punti morti e girata con stile (finalmente!) cinematografico, in tempi che tutti i registi girano come se un film dovesse passare soltanto in televisione. Cerami abbonda in carrelli, piano sequenze, primi piani, panoramiche del mare al tramonto e di una spiaggia desolata tanto cara a Pasolini. Il tono è agrodolce, da commedia all’italiana classica come da tempo non si vedeva, il film non scade mai nella farsa e non cede alla tentazione della soap opera. Gli interpreti sono molto bravi, ma su tutti spicca un ottimo Marco Giallini, perfetto nel caratterizzare l’italiano medio, razzista e qualunquista, schiavo dei luoghi comuni e di una madre possessiva. Luigi Proietti interpreta un piccolo ruolo da smemorato cleptomane e dimostra la sua grande capacità recitativa. Tra le donne spicca Ilaria Occhini, ma sono buone anche le caratterizzazioni di Anna Buonaiuto e di Ambra Angiolini.
Vincenzo Cerami è un autore che ha dato molto al cinema italiano, scrivendo lavori fondamentali, collaborando con Pasolini e Benigni. Non delude neppure questa volta, con un’opera minore scritta per lanciare il figlio, crepuscolare, a base di piccole cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria, raccontando i vizi della società contemporanea. La critica riscoprirà Tutti al mare e lo valuterà come merita, una volta passati gli anni, quando sarà più facile rendersi conto di come il regista abbia fotografato con garbo i nostri tempi. Rivista in televisione la pellicola perde molto del suo fascino perché il grande schermo valorizza regia e fotografia.
Gordiano Lupi