Più che un uomo un delfino. A Walter D'Angelo, 49 anni, milanese del Sud-Ovest, piace nuotare. Ama a tal punto l'elemento acqueo da praticarlo non solo come mestiere, essendo istruttore di nuoto, ma anche da essersi sperimentato in imprese che hanno dell'incredibile: l'Ascona (Svizzera)-Caldè, 26 km, la traversata dello Stretto di Messina e, infine, perla della sua collezione, quella, sebbene in staffetta, della Manica. Vitalistico, volitivo ed entusiasta, sempre pronto a immaginare nuovi viaggi, orizzonti, cimenti ed esplorazioni sportive, D'Angelo racconta le sue avventure a bracciate con il sorriso sulle labbra.
Era il 9 settembre 2011 quando con i fidi compagni, gli Italian Dolphins armati soltanto di costume, occhialini e cuffia, oltre che di volontà e passione a tonnellate, Alessandro Orlandi (37enne bancario), Clemente Manzo (33 anni, poliziotto) e Daniele Salamone (disegnatore 29enne), Walter è partito da Shakespeare Beach, sponda inglese del Canale, il mare molto agitato, se non in quasi tempesta. L'acqua era freddissima e torbida, il vento forte come le correnti, le onde alte un metro, la nausea e i crampi a tormentare i nuotatori, che non hanno potuto mangiare né bere per tutto il tempo. C'è stato persino l'attacco di una medusa.
L'ultima frazione, al buio, è stata compiuta proprio da Walter D'Angelo, che per poco ha evitato il duro impatto con gli scogli. Poi, l'agognata riva francese, in quel di Calais dopo 12 ore e 39 minuti, e il coronamento di un sogno coltivato sin da quando aveva dovuto rinunciare anni addietro alla solitaria. “Quegli ultimi indimenticabili momenti”, ha sovente detto e ripetuto dopo, ogni volta emozionatissimo nel ricordo, come fosse ancora lì, nel chiaro di luna, sulla pietrosa spiaggetta francese, al termine e culmine della vicenda.
Tutti ammaccati e dolenti in muscoli e ossa, ma anche incommensurabilmente felici. I quattro, entrati nell'albo d'oro della Channel Swimming Association (Matthew Webb fu il primo a riuscire nell'impresa nel 1875; il primo italiano fu invece Enrico Tiraboschi nel 1911, dalla Francia all'Inghilterra però, con un percorso inverso), stanno ora pensando allo Stretto di Gibilterra e Walter D'Angelo vorrebbe pure provare a fare avanti e indietro per un tentativo di record pari a undici tratte consecutive il percorso dello Stretto di Messina, dalla Scilla che sbrana alla Cariddi che richiama col gorgo, da lui già affrontato, andata e ritorno, con successo alcuni anni fa.
Desiderio di sfida verso se stesso e di sondare i propri limiti, ma con la serietà dell'atleta tenace e preparato qual egli è, e, come detto, un gran senso della Natura, rispettata e amata, in tal caso nella sua liquida manifestazione, che sia lacustre o marina.
L'hanno chiamato Aliscafo umano, Pesce, Squalo, Italian Dolphin (of course), gli hanno appioppato il titolo di Asso nella manica, ma forse nessuna definizione è più felice di quella che lo dipinge come un romantico.
Alberto Figliolia