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Gordiano Lupi. "Posti in piedi in Paradiso" (2012) di Carlo Verdone
11 Marzo 2012
 

Regia: Carlo Verdone. Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Maruska Albertazzi. Montaggio: Antonio Siciliano. Fotografia: Danilo Desideri. Musiche: Gaetano Curreri, Fabio Liberatori. Produzione: Aurelio e Luigi de Laurentiis. Distribuzione: Filmauro. Interpreti: Carlo Verdone, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Micaela Ramazzotti, Diane Fleri, Nicoletta Romanoff, Nadir Caselli, Valentina D’Agostino, Maria Luisa De Crescenzo, Giulia Greco, Gabriella Germani, Roberta Mengozzi.

 

Vi domandate perché il cinema italiano è in crisi? Basta andare a vedere Posti in piedi in Paradiso, ultima fatica di Carlo Verdone, per avere la risposta e rimpiangere il passato. In perfetta sintonia con il personaggio interpretato dal regista, un ex produttore discografico che gestisce un negozio di vintage, si resta insoddisfatti di fronte al nuovo corso della commedia, mentre con la mente ripercorriamo opere fondamentali come Borotalco, Io e mia sorella, Compagni di scuola

Posti in piedi in Paradiso parte come una commedia amara, sulle orme dei grandi registi del passato, vira bruscamente in farsa e termina come una scontata soap opera televisiva, priva di colpi di scena e senza la minima suspense. L’idea di partenza si prestava a realizzare un prodotto migliore, perché il dramma dei padri separati che rischiano il fallimento economico e morale per mantenere moglie e figli è di stringente attualità. Verdone lo affronta con poca ispirazione e lascia a desiderare a livello di sceneggiatura e caratterizzazione dei personaggi. Manca la mano di autori come Benvenuti e De Bernardi capaci di tratteggiare con garbo e ironia i problemi della società italiana. I personaggi sono vere e proprie macchiette monodimensionali, roba che al confronto i fumetti e le telenovelas brasiliane diventano romanzi di Proust. Verdone è un produttore discografico in disgrazia che fatica a sbarcare il lunario vendendo dischi in vinile, Favino è un critico cinematografico decaduto e relegato al gossip, Giallini è un agente immobiliare che guadagna qualche euro facendo il gigolò al servizio di vecchie signore, Ramazzotti è una cardiologa fragile di nervi che recita molto sopra le righe. Gli attori principali sono bravi, almeno questo conforta, ma i comprimari sono dei veri cani, attori da televisione, abituati a recitare nelle fiction, senza cambiare mai espressione. Alcune situazioni che possiamo definire farsesche strappano il sorriso: il maldestro e mancato furto in casa di due vecchietti, la visita della Ramazzotti a Giallini che soffre di cuore per aver preso troppo viagra, la convivenza difficile dei tre padri in una casa dove passa la metropolitana e il cellulare prende il segnale solo fuori dalla finestra, il marito pazzo della Ramazzotti che sfascia il negozio di Verdone… Il fatto che a volte si rida non è sufficiente per esprimere un giudizio positivo su un film ambizioso che tradisce tutte le attese. Verdone vorrebbe fare commedia alta, affrontare un problema e far sorridere parlando di situazioni amare, ma non riesce neppure a girare una farsa, perché il finale è in preda al sentimentalismo e a un lieto fine di stampo televisivo. Girato con buon budget, finanziato dalla Banca Popolare di Vicenza e da molti sponsor, il film è ambientato tra Roma e Parigi. Deludente, persino imbarazzante, nonostante le molte critiche positive.

 

Gordiano Lupi


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