Mino Vianello

La spada di fuoco

Il ruolo delle donne nella nuova democrazia

prefazione di Elisabetta Addis

Edizioni Dedalo, 2007, pagg. 240, € 15,00

Nel suo saggio La spada di fuoco. Il ruolo delle donne nella nuova democrazia, il prof. Mino Vianello, già ordinario di Sociologia economica all’Università “La sapienza”, spiega ciò che da trent’anni, come ricercatore sensibile, ritiene essere la maggiore trasformazione in essere a livello mondiale, cioè l’emergere della donna come soggetto nella vita pubblica.

Assunto che la distinzione tra i sessi è opera della natura, le differenze di genere sono il frutto dell’evoluzione dei comportamenti umani iniziati ancora prima che gli uomini, intesi come donne e uomini, assumessero piena consapevolezza del loro essere.

La prima, grande, evidente differenza tra i sessi, la capacità delle femmine di contenere in sé la vita e di riprodurla, per millenni ha costituito il mistero in cui si è dibattuto il maschio, incapace di capire il nesso tra quell’evento straordinario e una fecondazione di cui lui stesso era inconsapevole artefice.

Ecco, secondo l’Autore di questo saggio, l’origine di una serie di comportamenti che hanno portato il maschio a cercare di rendere il suo ruolo altrettanto importante come quello della femmina, rifugiandosi in atteggiamenti consolatori come la ricerca del prestigio, del successo, e soprattutto la conquista tramite la caccia, l’espansione, la guerra.

Le femmine in quanto portatrici e custodi della vita ruotano il loro agire intorno ad uno spazio definito, circoscritto, morbido, terreno di mediazioni e accoglienze, lo spazio ovulare, che l’Autore stesso definisce ancora meglio in un altro testo [con Elena Scaramazza, Genere spazio potere. Verso una società post-maschilista, Ed. Dedalo], mentre i maschi proiettano il loro agire verso l’esterno, la conquista, ottenuta quasi sempre per mezzo della violenza.

Ecco configurarsi i germi di una struttura di genere ancora perfettamente attuale, di una sfera pubblica evolutasi come proiezione esclusiva della psiche maschile così come si è andata configurando. E nessuno si faccia ingannare, oggi, dal discorso delle raggiunte parità di rappresentanza di uomini e donne, in quella sfera, che si riscontrano nelle società più evolute. Nulla, fin’ora, delle caratteristiche maschiliste, nella sfera pubblica è stato cambiato, casomai sono le donne ad averle fatte proprie, adattandosi ad esse ma non modificandole per adattarle alla propria psiche.

E qual è dunque, dopo aver capito la distinzione tra gli spazi, la dote della psiche femminile che potrebbe rivoluzionare lo spazio collettivo, interagendo davvero con l’impostazione esclusivamente maschile?

Secondo l’Autore questa dote è l’empatia, intesa come capacità di avvicinarsi intellettualmente ed emotivamente alla realtà altrui in modo costruttivo: «esiste una forma superiore di empatia in cui un individuo si avvicina a un altro, presentando se stesso come un soggetto dotato di sentimenti, problemi, ferite, incertezze, contraddizioni, ed essendo pronto ad accogliere l’altro come un soggetto simile. In questo caso, l’uno e l’altro si pongono su un piano di profondo scambio interiore, che implica un coinvolgimento intellettuale, emotivo e al limite anche fisico, in cui ciascuno si manifesta per quello che è, accogliendo l’altro come uno simile a sé».

Ecco, queste sono, in brevissimo, le basi da cui scaturisce il ragionamento dell’Autore e la sua visione prospettica di una nuova governance sovranazionale.

«Le tradizioni crollano se la storia le mette in discussione e il giudizio critico le sottopone al vaglio. Forse è il caso dei paradigmi che vengono messi in crisi dagli interrogativi da me sollevati».

Primarosa Pia