Un acre antipasto di quella che potrebbe essere la grande coalizione all'italiana, ora consacrata anche dal ventilato accordo tra Alfano, Bersani e Casini sulla legge elettorale, ci è dato dall'ultima sparata di Umberto Bossi. Non quella in cui si minaccia di morte Mario Monti, che lascerei all'agire d'ufficio del Dipartimento di Salute Mentale o della Magistratura (meglio se di entrambi), quanto il suo rifiuto categorico alla proposta di suonare l'inno di Mameli nelle classi all'apertura di ogni giorno di scuola. Questa sorta di patriottismo da melodramma, che sa tanto di telefilm americano, onestamente, vorrei risparmiarla ai nostri figli, tuttavia non posso che turbarmi quando leggo che il solo partito che sposa questa mia posizione è proprio quello che più mi disgusta, la Lega Nord appunto. Un tempo, di fronte a questa opzione che non è azzardato definire sciovinista, avremmo avuto maggiore pluralismo di opposizioni. Oggi si tace per non turbare l'equilibrio.
Mi preoccupa e non poco questa china, che rischia di appiattire più che mai i rari scorci di residua riflessione civica proposti dalla politica italiana attraverso i suoi vasti ed importanti canali di comunicazione.
Marco Lombardi