Intervento della senatrice Donatella Poretti sul voto di fiducia per la conversione in legge delle disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività
Pronuncio questo intervento con rammarico. Con il rammarico di una occasione persa.
Noi Radicali abbiamo salutato la nascita del Governo Monti come una opportunità offerta alla politica di risollevarsi e di ritrovare la capacità e la volontà di guardare e operare per il bene del Paese, a questa partitocrazia di ritrovare un filo che la colleghi ai cittadini. Questo decreto “cresci Italia” era una opportunità. Ma dalla bozza, dalle prime stesure alla formulazione approvata dal Consiglio dei ministri, fino al passaggio “letale” in Parlamento, in questo Senato, l'opportunità si è via via affievolita. La piccola luce di un intervento che finalmente cercava di illuminare i tanti luoghi bui, i poteri che hanno frenato il nostro Paese si è andata via via perdendo in un labirinto costruito da lobby e corporazioni che continuano ad esercitare la loro forza e a bloccare l'Italia.
Le misure contenute nel decreto non erano rivoluzionarie. Per fare un esempio, l'intervento sulle professioni: l'abolizione delle tariffe, l'obbligo del preventivo, la remunerazione dei praticanti, erano nulla a fronte della necessità di “smantellare”, “abolire” gli ordini. Per farne un altro: l'aumento della pianta organica delle farmacie, poca cosa rispetto alla sua revisione se non perfino abolizione, in Germania la Corte Costituzionale l'ha abolita perché contraria alla libertà d'impresa. O ancora sui taxi, l'Autorità avrebbe dovuto e potuto dare un parere vincolante per rivedere i numeri, una autorità che avrebbe operato come parte terza. E ancora non era la liberalizzazione delle licenze.
Insomma l'intervento era timido nella sua stesura iniziale. Appunto, una opportunità che abbiamo giudicato importante nella sua simbolicità, ossia la rottura della continuità rispetto al modo di affrontare le corporazioni. Se, infatti, la maggior parte delle professioni tende naturalmente a trasformarsi in corporazione, vale a dire in una realtà chiusa a difesa dei propri interessi. Ma il Governo, il Parlamento e le leggi dovrebbero agire e operare per la difesa degli interessi di tutti: dei liberi professionisti, dei tassisti, dei farmacisti ma anche degli utenti e dei consumatori, che poi siamo tutti noi. E' l'avvocato che esce di casa che passa in farmacia e che prende il taxi, ma che quando sente parlare delle liberalizzazioni si dice felice purché non avvengano a casa sua.
E ancora una vola la forza e lo sbarramento opposto dalla politica del “non nel mio giardino” ha prevalso. Certo restano delle misure positive e infatti lo voteremo. Dalla separazione Eni-Snam a tanti altri piccoli interventi che temo non faranno crescere l'Italia o che andranno monitorati costantemente come le misure che riguardano l'Imu e la Chiesa Cattolica, in particolare per le scuole paritarie.
A fronte di questo esito risulta perfino inutile ricordare che avevamo anche fornito con emendamenti ulteriori occasioni di intervenire per andare verso un Paese più aperto, libero. Per consentire alle nuove generazioni di trovare spazio e modo per entrare nel mercato del lavoro senza dover passare dalle forche caudine degli ordini: una per tutti l'abolizione del limite dei 6 anni per esercitare il patrocinio legale. E' il paradossale esempio di una professione che si può esercitare a tempo, dopo 6 anni se non ti iscrivi all'ordine degli avvocati superando il terno al lotto dell'esame, quella professione che in 6 anni sei andato affinando scade come fosse uno yogurt. Una misura giusta nel merito, che per di più avrebbe prodotto l'apertura di partite iva e quindi profitti e crescita per il Paese.
Avevamo sollevato molte proposte volte ad una innovazione e apertura del mercato, dall’abolizione del monopolio SIAE anche sull’intermediazione dei diritti d’autore, al fine di rivitalizzare il mercato dei contenuti digitali ed incrementarne il livello di libera concorrenza, la diffusione del softwarelibero nelle Pubbliche amministrazioni, per una piena trasparenza nei dati delle PA, l'incentivazione del mercato degli e-Book che si vorrebbe incentivare con agevolazioni e sconti per le aziende del settore, infine avevamo chiesta anche una nuova procedura di assegnazione delle frequenze con eliminazione del beauty contest.
Ecco il rammarico di noi Radicali, che le faremo fiducia presidente Monti, a Lei e al suo Governo, all'occasione storica che rappresenta: un felice incidente nel contesto più generale della partitocrazia che ci avrebbe portato verso un ulteriore distaccamento dalla Costituzione formale di cui lo stato della Giustizia è solo l'epifenomeno per cui, come Radicali, testardamente offriamo la soluzione dell'amnistia per interrompere la flagranza di reato.
Le rinnoviamo la fiducia perché sappiamo le pressioni cui è stato sottoposto dalle lobby e dalle corporazioni che in questo Parlamento hanno forza e potere sproporzionato rispetto a quello dei cittadini e confidiamo che anche di questa nostra fiducia sui faccia forza per fare quelle scelte di cui sappiamo che l'Italia ha bisogno come dell'aria per respirare, a partire dalle riforme del mercato del lavoro
Sen. Donatella Poretti