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Il fenomeno del digital divide 
Internet, pubbliche amministrazioni e cittadinanza digitale – 2.
01 Marzo 2012
 

IL FENOMENO DEL DIGITAL DIVIDE


Come già accennato l’eliminazione del “Digital divide” è una, e forse la più importante, delle precondizioni affinché si possa parlare anche in Italia di e-democracy senza rischiare di lasciare fuori dai processi di innovazione grandi fette di cittadini. Le nuove tecnologie, ed in particolare il personal computer e la telematica, costituiscono ovviamente una straordinaria risorsa per il sistema Paese ma, come in ogni rivoluzione, esiste il rischio che si determini una frattura sociale, che l’analfabetismo informatico si vada a sommare ai vecchi motivi di esclusione. Casalinghe, pensionati, persone con basso livello di reddito e scolarità, extracomunitari: le categorie da tutelare rispetto al rischio di produrre nuove forme di esclusione per vecchie categorie di esclusi. La questione del digital divide è tutt’altro che superata, come non lo sono peraltro le differenze geografiche, generazionali, culturali, di genere e anagrafiche che caratterizzano la domanda di servizi della pubblica amministrazione.

 

Il divide geografico

Sul piano degli strumenti tecnologici di base le famiglie italiane non presentano differenze preoccupanti; la diffusione del “kit di prima necessità” del cittadino digitale nella penisola è sufficientemente capillare e omogenea. In termini di bisogni c’è una sostanziale omogeneità nel ritenere molto utili le informazioni sulla città (con la punta massima del 54,6% nel Sud), e gli strumenti per svolgere a distanza pratiche amministrative (al 51,5% nel Centro). A sentire maggiormente il bisogno di partecipazione alle scelte della pubblica amministrazione il Mezzogiorno: è il Sud in particolare a chiedere partecipazione alle decisioni (46,7%), spazi autogestiti (43,4%) e possibilità di esprimere giudizi (48,8%).

 

Il divide generazionale

L’età agisce in maniera rilevante sui comportamenti tecnologici e altrettanto su quelli “civici”. A livello di consumi le distanze tra giovani e anziani sono estremamente alte, si pensi che il 72% di chi ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni usa il PC, mentre tra gli over 65 la percentuale si abbassa al 16,3%. Nei comportamenti di navigazione questa categoria si caratterizza poi per un uso più maturo della rete rispetto agli anni passati presentando percentuali piuttosto alte, in proporzione, nelle attività di transazione o home banking e nell’acquisto di prodotti. Un dato importante che mostra una crescente familiarità e una maggior fiducia degli anziani verso la rete.

I più giovani, invece, fanno un consumo della rete decisamente alto e svolgono on line attività specifiche che poco riguardano le altre generazioni, prima fra tutte la partecipazione a chat, forum o mailing list (26,1%). Le gerarchia dei servizi on line offerti dalle pubbliche amministrazioni ritenuti più utili è simile nelle tre fasce d’età, con un maggior interesse della fascia media per i servizi di pagamento e di svolgimento delle pratiche amministrative. Questa generazione è anche quella che mostra il bisogno maggiore di interazione con la pubblica amministrazione, bisogno più debole peri più giovani e i più anziani.

 

Il divide culturale

Il titolo di studio (e ed successivo inserimento lavorativo in una organizzazione tecnologica) rappresenta un notevole acceleratore per la diffusione di strumenti tecnologici e di comportamenti innovativi. Complessivamente più attrezzati tecnologicamente, i laureati e i diplomati, utilizzano in maniera superiore rispetto a chi ha titoli di studio inferiori le tecnologie per l’informazione e la comunicazione e gli strumenti di pagamento elettronico quale ad esempio la carta di credito (61,6% per i laureati e 45,3% per i diplomati). Rispetto alla partecipazione i più attivi sono coloro che hanno il diploma, mentre gli altri manifestano soprattutto l’esigenza di esprimere giudizi e proteste.

 

Il divide di genere

Uomini e donne usano le tecnologie in modo differente, ma non si può parlare sulla base dei dati ricavati dall’indagine di vero e proprio digital divide, soprattutto se si guarda alla crescita della presenza femminile nella rete. Il che lascia pensare che non sia il sesso in sé a generare delle barriere di ingresso alla cittadinanza digitale, quanto piuttosto la grande percentuale di donne che, essendo casalinghe, ha meno interesse per le tecnologie o ha difficoltà ad entrare in contatto con quegli ambienti dove si possono acquisire ed implementare competenze informatiche.

Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione le donne risultano meno informate degli uomini rispetto agli strumenti e ai servizi innovativi che si stanno sperimentando negli ambiti amministrativi, sentono leggermente meno il bisogno in generale di servizi on line e hanno maggiore necessità di partecipare alle scelte amministrative esprimendo giudizi (44,8%), con spazi autogestiti (38%) e partecipando ai processi decisionali (42,4%).

 

Il divide occupazionale

La variabile occupazionale è, probabilmente, quella che crea maggiori differenze tanto nei consumi tecnologici, quanto nei comportamenti innovativi, ma soprattutto è il fattore che, più degli altri, discrimina gli italiani nell’accesso ai servizi progettati, offerti e messi on line dalle Pubbliche Amministrazioni. Se pure le tecnologie di base sono presenti nelle case di anziani e casalinghe, questi hanno difficoltà ad utilizzarle nella gestione della quotidianità, usano poco il PC (27,6% le casalinghe e 24,3% i pensionati) principalmente perché non gli interessa. Non è facile per loro conoscerne le potenzialità e capirne i vantaggi nell’applicazione ai servizi pubblici, probabilmente perché sono rare le occasioni di familiarizzazione con questi mezzi. Casalinghe e pensionati sono infatti normalmente estranei a quegli ambienti dove si possono o si devono acquisire e utilizzare competenze di tipo informatico, come la scuola ed il posto di lavoro. La maggiore efficienza e qualità dei servizi pubblici si raggiunge secondo le casalinghe attraverso più sportelli e orari prolungati (57,8%) e call center (23,9%); i pensionati sono perlopiù dello stesso parere.

Occupati, disoccupati e studenti invece stanno andando verso un uso sempre più maturo degli strumenti ICT. Il rischio esclusione per queste categorie è perciò molto basso. Nelle abitudine sul web gli occupati e gli studenti fanno un uso intenso degli strumenti di comunicazione: l’e-mail è oramai uno strumento di comunicazione pressoché quotidiana, mentre le chat e i forum sono praticamente utilizzati esclusivamente da studenti e disoccupati; nelle attività di ricerca servizi e di acquisto i pensionati presentano percentuali decisamente più alte.

 

La pubblica amministrazione ha assunto una nuova centralità nella vita dei cittadini, delle famiglie, che non si esplicita semplicemente con le attività di erogazione dei servizi ma anche, e soprattutto, con la missione di favorire il miglioramento della qualità della convivenza. La Pubblica Amministrazione diventa, grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, teoricamente sempre accessibile, ed in grado di offrire servizi e modalità di interazione e partecipazione dei cittadini alla vita pubblica finora inediti. Dal punto di vista dell’offerta, sostanzialmente tutte le Pubbliche Amministrazioni di medie e grandi dimensioni hanno un sito internet, che viene utilizzato però prevalentemente, e quasi esclusivamente, per svolgere attività di comunicazione istituzionale.

Poche Amministrazioni erogano i servizi on line e, pochissime, propongono strumenti di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini. Eppure, la possibilità di avvicinare il cittadino all’attività istituzionale è stata una delle promesse che ha sostenuto e giustificato il ricorso massiccio, negli ultimi anni, alle nuove tecnologie. Da questo punto di vista si è tornati indietro rispetto alle prime esperienze di reti civiche, presupposto e precondizione delle attività on line odierne, basate prevalentemente su forti logiche relazionali e supportate da strumenti interattivi in grado di migliorare il senso di appartenenza e di partecipazione di un territorio. Con il processo di istituzionalizzazione delle realtà telematiche locali, durato dalla seconda metà degli anni 90 fino ad oggi, gran parte delle reti civiche si sono trasformate in siti istituzionali, guadagnando in professionalità ed autorevolezza, ma perdendo quella capacità di fare comunità, di promuovere la partecipazione e il coinvolgimento a livello locale. I siti istituzionali, più o meno interattivi nell’erogare i servizi, sono e rimangono perlopiù canali ad una via di comunicazione, non fanno comunità, non creano reti, né con il cittadino, né con gli altri soggetti sul territorio. Questi spazi e i siti nel loro complesso rimangono contesti informativi senza attivare forme di dialogo tra gli utenti mediante strumenti interattivi atti a creare community on line.

La legge 4 del gennaio 2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” ha chiuso l’anno europeo della disabilità e ne ha aperto un altro che avrebbe dovuto essere nelle intenzioni l’occasione per il superamento delle barriere che ancora impediscono di considerare il percorso dei siti Internet davvero inclusivo. Rendere i siti accessibili e fruibili è una delle condizioni essenziali sia per un sito Internet che abbia un ruolo puramente informativo sia per quelle realtà in cui iniziano ad essere immaginate esperienze telematiche maggiormente interattive. Sono accessibili al livello richiesto dalla legge i siti di 6 Regioni su 20, il 12,7% delle Province e il 15,5% dei Comuni capoluogo. Con queste dinamiche in atto, le esperienze di e-democracy non possono prescindere da una migliore comprensione dei meccanismi in grado di favorire o meno la partecipazione di tutti alla fruizione delle opportunità digitali.

(E-democracy, un’opportunità per tutti?; Censis, 2004)

 

Dal punto di vista meramente quantitativo gli utenti internet crescono con indubbia velocità: erano il 21,3% della popolazione sopra i 18 anni nel 2000, sono diventati il 32,1% nel 2003 per raggiungere la quota del 42,1% della popolazione nel 2004. Dai primi dati di una nuova ricerca (anno 2007) condotta da Research International per eBay.it. oggi in media, gli italiani trascorrono 6 ore alla settimana su internet. Sono in particolare gli uomini più giovani (18-34 anni) a passare più tempo sul web, con una media di 8 ore settimanali. La ricerca di informazioni è il principale motivo per cui ci si connette ad internet (91%), oltre a rappresentare l’attività più frequente che si svolge online e quella cui si dedica maggior tempo; segue il controllo della posta elettronica o la scrittura di e-mail (8 italiani su 10), la lettura delle ultime notizie (57%), il divertimento e la socializzazione (37%). Circa il 23% degli intervistati ha dichiarato invece di navigare online per fare acquisti. Ma da dove si connettono i nostri connazionali? Circa 28 milioni di italiani tendono a collegarsi ad internet tra le comode pareti di casa, soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni. Gli italiani tra i 35 e i 44 anni, sia uomini che donne, si connettono invece prevalentemente dal luogo di lavoro.

Tuttavia, le abitudini degli internauti italiani sono ancora lontane da quelle necessarie per l’interazione attiva con le pubbliche amministrazioni. L’utilizzo che si fa della rete, sia in generale che in riferimento alla Pubblica Amministrazione è soprattutto, e quasi esclusivamente, legato alla ricerca di informazioni. Gli utenti chiedono alla Pubblica Amministrazione soprattutto informazioni e servizi piuttosto che strumenti ed opportunità di partecipazione e di condivisione delle decisioni. La casa è il luogo da cui, con maggior frequenza, gli italiani accedono ad Internet piuttosto che dal lavoro o in luoghi pubblici. Solo il 7,5% si collega esclusivamente dal luogo di lavoro o studio e il 13,3% lo fa sia da casa che dal luogo di lavoro contro il 20,8% che si collega sempre e solo da casa. Ci si connette su linea commutata, (modem e telefono) nella maggior parte delle case (69%), anche se la diffusione della larga banda a circa un terzo tra gli utenti internet, apre delle buone prospettive anche rispetto all’offerta di servizi ad alta interattività e multimedialità. E’ infatti difficile immaginare, in un’ottica di servizi avanzati e di strumenti di interazione a due vie, di poter interagire con la pubblica amministrazione in modo tempestivo ed efficiente attraverso il doppino telefonico.

Ma quanti degli internetnauti possono essere considerati cittadini digitali? Qual è il livello di conoscenza dei cittadini dell’offerta digitale della pubblica amministrazione? Quali sono i servizi di maggiore utilità per i cittadini? Chi trae vantaggio dalla digitalizzazione del rapporto con la PA e chi invece è escluso dal processo di modernizzazione in atto?

(8° Rapporto sulle città digitali in Italia, 2003-2004; Censis, 2004)

 

Luca Vitali

2 – segue


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