Sto cercando di capire che cosa non mi convince nella protesta dei Salesiani a proposito delle tasse: dice il padre che, siccome le scuole pubbliche o di stato non pagano l'Ici, nemmeno quelle cattoliche (o cristiane: le scuole valdesi pagano?) debbono pagare. Non si tratta per la verità del tipo di scuola, ma dell'edificio in cui sono collocate: vale comunque in generale il dettato costituzionale secondo cui la libertà di insegnamento è garantita e tutti possono metter su scuole, «purché senza oneri per lo stato». Noto però che il governo Monti è composto dal Rettore della Bocconi, da quello della Cattolica, da insegnanti della Luiss, che Monti ha studiato al Leone XIII, il famoso Liceo dei Gesuiti di Milano: siamo addirittura alle scuole private che decidono su quelle di stato e mi pare davvero troppo. Vedo che il richiamo europeo diventa subito un dogma in caso di spesa publica o di bilancio dello stato, ma si trasforma in un giochino di prestigio, quando si parla di interessi. Penso invece che debba far riaprire tutto il capitolo, il che si può fare, poiché -come ha detto subito Monti- «non è materia concordataria». Parlo dell'ottopermille e della sua attribuzione e distribuzione.
Ma per tornare all'Ici, le scuole pubbliche sono collocate in edifici di proprietà dei Comuni (scuola primaroa, istituti magistrali, licei classici) o forniti dalle province (istituti tecnici e professionali) e che sarebbe davvero singolare che la Republica tassasse edifici di sua proprietà, ma tutto è possibile dopo Tremonti. Casomai fosse così, mi pare ovvio che bisogni levare l'Ici a nidi, scuole per l'infanzia, scuole elementari, licei magistrali, classici, linguistici e scientifici, alle scuole professionali. Vorrei tentare un discorso anche per gli ospedali: il seguito alla prossima puntata.
Lidia Menapace