…Windsor è un paese pieno di finestre e dietro le finestre è pieno di occhi che scrutano attraverso i vetri, che osservano e che giudicano.
Windsor è un paese pieno di porte, tante porte che si aprono e si chiudono, che sbattono e cigolano. Windsor è un paese pieno di case, ogni casa nasconde un segreto, una bugia…
Un altro grande spettacolo di Quelli di Grock al Teatro "Leonardo da Vinci". In scena Le allegre comari di Windsor, capolavoro del Bardo, con traduzione e adattamento di Valeria Cavalli, co-regista con Claudio Intropido. Ne è venuta fuori, nel più chiaro rispetto filologico, una commedia ironica e nera, brillante e dark, con inserzioni musicali che ne accrescono il tasso di fruzione e godibilità, senza sminuirne il profondo significato e la varietà dei sottotesti dell'originale shakespeariano.
Un lavoro di grande maestria con una compagnia che nel panorama teatrale ha, con ottime ed evidenti ragioni, meritata fama.
All'attenzione del pubblico sino al 4 marzo al Leonardo, nell'omonima piazza, accanto al Politecnico, Le allegre comari di Windsor (scritto da Shakespeare alla fine del Cinquecento e pubblicato nel 1602) può essere letto in vario modo: dalla critica dell'ipocrisia sociale con il suo corredo di vieto moralismo al grottesco manifestarsi della vita nei suoi aspetti più elementari, il precipitare dalla nobiltà dei sentimenti all'istinto più incontenibile e dirompente. Nonché equivoci e colpi di scena, dove il buffo osa divenire tragico in un inestricabile percorso di andata e ritorno. Il tutto ben esemplificato dalla figura dell'ubriacone erotomane millantatore ex guerriero John Falstaff che nella cittadina di Windsor è impegnato a insidiare virtù, ma la sua umorale immoralità non è certo peggio della minuta grettezza manifestata dal manipolo di notabili e donne che lo circondano, in un gioco di reciproci assurdi richiami, piccoli inconfessabili segreti e crudeltà. In fondo, la natura è la medesima.
La vicenda viene innescata dall'invio, per trarne i più disparati e disperati vantaggi, di due identiche missive da parte di Falstaff alle mogli di due importanti membri della comunità, Ford e Page. Come un entomologo Anna Page, spettatrice immersa nella vicenda e trait d'union nella sua veste di promessa sposa (da parte di un genitore) a Cajus, medico di origine francese, o (da parte dell'altro) a Stanghetta, figlio di un leguleio, osserva e commenta il cinismo e gli effetti comici che si liberano dalle vicende. Il lieto fine c'è. Ma ha le parvenze, perdonando il bisticcio di parole, dell'apparenza.
Con l'enfatizzazione di mosse e costumi, sarcasmo a iosa, divertenti intermezzi musicali, grande arte interpretativa, scorrono felicemente le due ore e mezza della rappresentazione, quest'«amaro ritratto di una borghesia ammuffita e superficiale che si accanisce contro chi, come il protagonista Falstaff, non si adatta alle consuetudini e al perbenismo della cittadina». Non sono escluse nel ricco spettacolo le citazioni di vario genere – dal cinema, per esempio: Tim Burton viene prepotentemente richiamato. «Un mondo spettrale e claustrofobico, che tuttavia si risolve, come nell’originale di Shakespeare, nella gran burla del finale». E il sapore, con la caricatura, di una “parabola” universale.
Alberto Figliolia
Le allegre comari di Windsor, Quelli di Grock, Teatro Leonardo da Vinci, via Ampère, ang. Piazza Leonardo da Vinci, Milano.
Sino al 4 marzo. Date e orari: dal martedì al sabato ore 20:45, la domenica ore 16, lunedì riposo.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 02 26681166 / 02 66988993
biglietteria@teatroleonardo.it
www.teatroleonardo.it
Prezzi: 11-22 euro.