Ogni libro è sui generis e tale è un dato di fatto ma la collezione di attimi sconsolati che ci presenta Leonelli lascia di certo un sapore amaro al lettore. Credo che sia importante leggersi la breve nota quanto altamente significante dell’Autore, il quale vive ogni dì a contatto con il dolore, ma non penso sia questa l’unica motivazione che muove il dettato di tali appunti incastonati da ottime quanto laceranti poesie. C’è dell’altro e tanto: il senso della vita e se vogliamo anche il problema che si riaffaccia continuamente in tanta letteratura e fu ripreso con passione dirompente da Agostino d’Ippona: «Unde Malum, si Deus est?». Perché il male, perché il dolore, al di là se credenti o meno, quando la vita dovrebbe aprirsi alla gioia, al suo godimento? Non credo che siano “lucide follie” o uno stato depressivo ciò che ci “dice” Leonelli bensì interrogativi esistenziali che ci pone e si pone, in primis. E lo esplica, senza reticenza alcuna, in apertura, apertis verbis,
Non mi fermo
A ripensare i dolori
Degli ieri trascorsi.
Mi soddisfa
Pienamente
L’odierno soffrire.
Tale concezione viene ripresa a p. 5 (Sarà inutile l’esser corpo) che sarebbe bene degustare con anima e corpo ma di cui, qui, riporto la chiosa: «E mi sarà inutile l’esser corpo senza aver/ coscienza».
E il discorso assume anche valenze politiche (non partitiche che son ben altra cosa) – l’alienazione, la non-comunicabilità, l’oggettivazione – ed etiche, proprio da “ethos”, costume, ovvero il rapporto fattivo, esistente tra i vari membri di una determinata comunità o società con tutto ciò che tale estraniazione comporta (la non-condivisione degli affanni altrui). E ciò rimanda ai suoi “esperimenti”e in particolare a “Deserto acido”.
Si nota, in tal ottica, come “straniato da sé”, l’individuo abbia “venduto” il suo intus, cosicché anche la natura che ci circonda e ci dovrebbe supportare nei momenti angoscianti perda le sue caratteristiche positive (i colori non esistono, si diluiscono in una sorta di grigio anonimo costituito dal dolore e dalla mancanza di autenticità). All’essere, qualcuno direbbe, noi abbiamo preferito gli enti. Ma l’inquietante nihilismo che sembra ogni volta sedersi al suo desco non attecchisce. C’è una sorta di esigenza, sovente palese, nel ricomporre il tessuto lacerato dell’esistenza. Crudi quanto realistici appunti di attimi e di constatazione nel gran libro del mondo ma anche sottesi da una tensione verso soluzioni filosofiche.
Un buon lavoro: il non-senso del vivere e forse una piccola testimonianza della crisi del valore che attanaglia l’uomo sospeso da sempre su tematiche vere, non banali. Non ho incontrato ricette pronte all’uso per vincere tali “enigmi” ma semmai un uomo in tensione verso la comprensione dell’Io e del suo rapporto con il Mondo, l’Altro da sé, fuori da ogni certezza preconfezionata.
Enrico Marco Cipollini
Andrea Leonelli, La selezione colpevole
Lulu.com, 2011, pagg. 112, € 8,50 (Ebook € 2,50)