Riceviamo da Patrizia Garofalo una sua raccolta poetica, pubblicata nel 2007 per i tipi delle Edizioni Il Foglio. A me è dato il compito di scegliere alcune poesie da pubblicare sul presente blog. Compito non facile, vista la bellezza di tutte le composizioni, e non facile scrivere una breve presentazione quando si ha la possibilità di riportare l'introduzione al libro di Attilio Mauro Caproni, prima di dare spazio (e voce) al “silenzio” della Garofalo, alla “voce” di una scrittura pregna di significati, musicale nei suoi 'calibrati' significanti, quasi gocce di pioggia, poesia senza orpelli che vuole parlare al silenzio perché dal silenzio attinge la propria (sotto)voce. (Giuseppe Samperi)
INTRODUZIONE
La solitudine essenziale che è alla base di questa bella raccolta di versi di Patrizia Garofalo immette il suo lettore in una situazione che si presenta, subito, contrassegnata dal fascino dell’assenza del tempo. Del resto è noto che quando una persona costruisce un testo letterario compie, sovente, una ovvia operazione di scrittura creativa. Ma scrivere, lo si sa, è come consegnarsi al fascino del non tempo, e l’assenza di tempo immette lo scrittore, grande o piccolo che sia, in un contesto di verità in cui la non presenza del tempo significa che niente comincia; che l’iniziativa non è possibile e dove, prima dell’affermazione della parola, c’è già il ritorno dell’affermazione.
Patrizia Garofalo apre questa affascinante raccolta di versi con un cartellino che già ci dice tutto: Dare voce al silenzio, in cui il testo di apertura conferma i pochi ed elementari concetti che si sono sino a questo punto detti:
Ho amato
il disordine della parola
Che febbricitante
Arranca
Descrive
Affianca le notti
Ho dato spazio alla Bellezza
Contemplato idolo
Oltre il tempo[…]
Non attendo
Risposta al dramma
Soffocherebbe
La dilatazione dei soli
Rovesciati
Dalla luna
Un mondo
Al contrario
Ti ho offerto
E
I miei versi
Che annegano accecati
Dietro un rovo.
È evidente come in questo nuovo insieme di poesie l’Autrice fa ricorso ad una anomala forma di diario, cioè attua una precisa notazione della sua vita interiore. Del resto, in questo diario, Patrizia Garofalo non esalta la sua coscienza, ma dentro lo spazio immaginario della sua opera d’arte, la scrittrice conserva la libertà del suo «io». Invero nel tracciare un suo momento creativo, attraverso il menzionato diario, la nostra poetessa sente sempre più il bisogno di mantenere un rapporto con se stessa. Come appare certo, essa prova un’estrema riluttanza a disfarsi di sé, a vantaggio di quella potenza neutra, senza forma e senza destino, che è dentro in tutto ciò che si può scrivere; ripugnanza, apprensione rivelate dal bisogno, proprio di tanti autori, di redigere quello che essi chiamano, appunto, come una forma di diario. A conferma di questa nostra impressione sono le seguenti poesie che segnalo all’attenzione dei lettori:
«Mi sarebbe piaciuto
Ascoltare
Il silenzio
Erigere are
Vestire i morti
Accompagnarli alla terra
Madonne di dolore
Lavano lacrime
Croci di sangue
La morte
Non si racconta
Si celebra
Il lutto è muto».
Oppure:
«Ti devo
L’attesa di un amore
Le parole spezzate
I vizi letterari
Il sorriso che inghiotto
Quando a chi mi ama
Non so dire
“anch’io”».
In questo straordinario orizzonte, allora, si potrebbe, probabilmente, ricordare come i versi che Patrizia Garofalo in questo suo nuovo bel libro ci affida, fanno sì che la scrittrice non possa fermarsi accanto alla sua opera: la scrittrice non può che scrivere la sua opera, e quando questa è scritta, deve solamente coglierne la sua prossimità nel rigido Noli me legere che allontana lei stessa dal suo testo e la mette in disparte (oppure la obbliga a fare ritorno a quello scarto in cui è entrata prima, per divenire l’intelligenza di ciò che doveva, oppure voleva, scrivere):
Il silenzio
Affretta
I passi del tempo
E
Inghiotte parole
Infreddolito
Ornato di neve
Si è dissolto
muto.
A questo profondo e fitto silenzio affidiamo, per il lettore, questa opera di Patrizia Garofalo, cioè una poetessa che insegue l’inquietudine del pensiero, attraverso la nettezza delle parole.
Attilio Mauro Caproni
Venezia, 18-28 ottobre, 2006
Selezione da Dare voce al silenzio
di Patrizia Garofalo
Ripercorro
Parole di secoli
Di ieri
Di oggi
“A casa del poeta non si piange”
Metto il collirio
E
Sorrido
*
Ho amato
Il disordine della parola
Che febbricitante
Arranca
Descrive
Affatica le notti
Ho dato spazio alla Bellezza
Contemplato idolo
Oltre il tempo
Letterata incompiuta
Godo del dubbio nell’ipotesi
Di una ricerca
Non attendo
Risposta al dramma
Soffocherebbe
La dilatazione dei soli
Rovesciati
Dalla luna
Un mondo
Al contrario
Ti ho offerto
E
I miei versi
Che annegano accecati
Dietro a un rovo
*
Verrai
In una città
Di nebbia
E cecità
Perdita di sensi
Urla graffiate sui muri
Smarrimento dell’oggi
Vietata al sole
Incatenata
Nei baveri dei cappotti
Nei capelli bagnati
Eppure
Tornerai
Per non perderti
*
Nostalgie infinite
Avevano costruito
Navi di carta
Sentii
Le mani stancate
Confusi
Come in un gioco
I miei desideri
Non so più dove siano
Non nel mio porto
Non dove io
Afferro il mare
*
Non dell’abbandono
Avesti colpa
Ma delle parole
Che seguirono
Pastose
Bugiarde
Imbevute
Come una lingua
All’ultimo bicchiere
*
Assassina
Assolta
Avevo lapidato
L’acqua
*
Uno specchio di mare
Abbraccia
Lo sguardo
Proteso
Di una donna
Vicoli raccontano
Ombre di pescatori
E reti da ricucire
Occhi bassi
Antichi
Scrivono
Pagine di storia
La pioggia
Sbiadisce
Un retro-immagine
Di poche righe
*
Mi sarebbe piaciuto
Ascoltare
Il silenzio
Erigere are
Vestire i morti
Accompagnarli alla terra
Madonne di dolore
Lavano lacrime
Croci di sangue
La morte
Non si racconta
Si celebra
Il lutto è muto
*
Il silenzio
Affretta
I passi del tempo
E
Inghiotte parole
Infreddolito
Ornato di neve
Si è dissolto
Muto
*
“Persino l’orizzonte
Sento
Insopportabile limite”
Mi dici
Il sole abbeverato
E
Riarso di noi
È scomparso
Per
Nuovi calendari dell’anima
Affondo le ginocchia
Sulla battigia
Mentre ti stringo i fianchi
E
Prego
*
Tra la canzone
Del dolore
E la gioia di un bambino
Su polveri di sangue
L’attesa
Di firmarsi poeti
*
Tra sguardi
Corti
Sorrido
M’intrattengo
Mi atteggio… …figurante
Memorie
Di altri mari
Nessuno si accorge
Che ho la pancia
Squarciata dalla luna
*
Accolgo
Nel ventre
Contrazioni
Che misurano
La tua assenza
*
Canterò
La tua solitaria inospitalità
Percorrerò
Il tuo corpo chiuso
Dentro la prigione della parola
Venduta
A un mercante d’anime
*
Cerco
Le mie origini
Nell’acqua
Resta sogno
La terra
*
Sono gravida di attese
Sciolte
Nella neve di marzo
Un tempo di bellezza
Contempla impassibile
Lo stupore
Del bianco che acceca
Partorirò
Accosciata a terra
Alle radici di un albero
Alto
Ombroso
Sofferente
Supporto
*
Incantata mestierante
Del mio vivere
Scolpisco il tempo
(dal blog Edizioni del Calatino)
Patrizia Garofalo, Dare voce al silenzio
EIF Edizioni Il Foglio letterario, 2007, pagg. 115, € 10,00