Il Ministro-Ammiraglio Giampaolo Di Paola ha deciso di confermare l'acquisto di 90 cacciabombardieri nucleari F-35: una delle più micidiali armi da guerra mai costruite. Un solo aereo costa 120 milioni di euro, secondo la stima attuale di prezzo destinata però a crescere come annunciato dal Pentagono e dalla Lockeed Martin a seguito delle varie disdette e slittamenti di ordini arrivati. In tutto l'Italia finirà per impegnare più di 10 miliardi di euro ai quali se ne dovranno aggiungere altri 20-30 per la gestione e manutenzione dei velivoli.
Che senso ha spendere tutti questi soldi mentre si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici e mancano i soldi per il lavoro, la scuola, la lotta alla povertà, i servizi degli enti locali, la protezione civile, la polizia e la giustizia?
Contro questa decisione irresponsabile, la Tavola della pace, la Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Sbilanciamoci! promuovono una Giornata nazionale di mobilitazione contro gli F-35 che si svolgerà sabato 25 febbraio 2012 nell'ambito della campagna “Taglia le ali alle armi” lanciata dalle tre organizzazioni.
In decine di città (tra cui Torino, Bari, Perugia, Napoli, Milano, Roma, Novara, Trieste, Cagliari, Trento...) si raccoglieranno le firme dei cittadini contro l'acquisto degli F-35 che verranno successivamente consegnate al Parlamento dove si sta discutendo la riforma delle Forze Amate. Gli stessi parlamentari saranno chiamati, collegio per collegio, a prendere una posizione pubblica davanti ai propri elettori. La campagna prosegue inoltre nei consigli comunali, provinciali e regionali dove i rappresentanti degli enti locali sono invitati a discutere un'apposita mozione contro l'acquisto degli F-35. I dettagli delle iniziative si possono trovare nel sito della campagna www.disarmo.org/nof35.
Alla vigilia del 25 febbraio, i promotori della Giornata di mobilitazione, hanno pubblicato un Dossier (scaricabile dal sito) che illustra in modo accurato tutti gli aspetti, i problemi e i costi di un progetto militare faraonico destinato a pesare per molti anni sulle spalle di tutti i contribuenti. Il Dossier è significativamente intitolato: “Tutto quello che dovreste sapere sul cacciabombardiere F-35 e la Difesa non vi dice”. Con il Dossier si forniscono tutte le informazioni necessarie e che sono state taciute dalla Difesa, per potersi fare una opinione su un tema così delicato, che non può essere discusso solo da un gruppo di pochi tecnici.
Contestualmente alla mobilitazione le tre realtà promotrici, a nome della Campagna, stanno inviando una lettera al Presidente del Consiglio Mario Monti nella quale chiedono un incontro per presentare il dossier e le firme già raccolte e che si raccoglieranno nei prossimi giorni.
I Verdi hanno aderito alla campagna promossa da Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana Disarmo per chiedere al Governo di non procedere all'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35 e sabato 25 Febbraio parteciperanno a “100 Piazze contro i caccia F-35”.
«L'annuncio del ministro della Difesa Di Paola sul taglio di soli 40 F-35 sui 131 ordinati dall'Italia è insufficiente». Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che chiede al Governo «di cancellare tutto il programma per l'acquisto degli F-35. Con un giovane su tre disoccupato è immorale spendere miliardi di euro per l'acquisto di armi. Cancellando l'acquisto dei 90 F-35 rimasti si potrebbero costruire 300mila km di pista ciclabile; acquistare 45 mila autobus ecologici; acquistare 4.200 treni per i pendolari; effettuare l'adeguamento strutturale di 29.000 scuole in zona a rischio sismico; costruire 142 km di metropolitana leggera (su modello di Torino)».
«Oggi più che mai con una crisi economica drammatica è necessario destinare risorse per dare lavoro ai giovani, investendo nella Green Economy, nella difesa del suolo, nelle rinnovabili e nel risparmio energetico» conclude Bonelli. «Il programma degli F-35 è incompatibile con la crisi e con i durissimi sacrifici che vengono chiesti agli italiani. Chiediamo al governo Monti di fare quello che la cancelliera Angela Merkel ha fatto nel 2010 quando la Germania ha tagliato la spesa per gli armamenti di ben 10 miliardi di euro».