Ci stanno giungendo centinaia di segnalazioni da parte di aziende e studi professionali a cui la Rai richiede il pagamento del canone TV per la detenzione di uno o più computer collegati in Rete.
In assenza di una determinazione in tal senso del Ministero dello sviluppo economico che non ci risulta esistere, la richiesta della Rai è illegittima.
Ci siamo già occupati della vicenda a proposito di analoghe richieste che alcuni anni fa venivano mosse alle famiglie. Dopo interpelli e interrogazioni parlamentari alla Rai, il ministero dello Sviluppo economico rispose: «In considerazione del fatto che non sussiste ancora una interpretazione univoca circa la individuazione degli apparecchi, diversi dai televisori tradizionali, atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni, si ritiene opportuno procedere ad un approfondimento tecnico-giuridico della questione, anche attraverso il confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze, l'agenzia delle entrate e la concessionaria del servizio pubblico».
Oggi però torna alla carica. La Rai ha ricevuto indicazioni in tal senso dal Ministero, oppure sta solo cercando di indurre con l’inganno a pagare anche quando non si deve?
Per sapere questo, grazie ai Senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, abbiamo presentato una interrogazione parlamentare al Ministero dello sviluppo economico. È peraltro evidente che obbligare un’azienda a pagare un abbonamento TV per il solo fatto di avere dei pc è paradossale. Primo, perché il computer è uno strumento ormai indispensabile allo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa, e l’inclusione dello stesso fra gli apparecchi tassati significherebbe di fatto imporre una nuova imposta sul lavoro. Secondo, perché in un momento di grave crisi economica, si andrebbe a colpire d’improvviso il mondo produttivo per un importo superiore al miliardo di euro pur di tener in vita un’azienda, la Rai, gestita secondo il peggiore malcostume italiano.
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