Con i senatori Pietro Ichino, Carlo Sangalli, Luciana Sbarbati e Marco Perduca abbiamo presentato emendamenti al decreto liberalizzazioni per riconoscere la professione del patrocinatore legale e fare un passo in avanti verso l'abolizione degli ordini professionali. Stamani abbiamo incontrato e tenuto una conferenza stampa con un gruppo di patrocinatori legali preoccupati del loro futuro e pieni di buona volontà per continuare a svolgere la loro professione.
In particolare cercheremo di abrogare il limite di 6 anni e rimettere in discussione l'esame di avvocato che consente di esercitare la professione forense. Il limite dei 6 anni non trova giustificazione nella tutela del cliente, ma solo degli iscritti all'ordine professionale. Un limite all'accesso e non un riconoscimento meritocratico.
Tra le numerose questioni emerse, che potranno essere riascoltate sul sito di radioradicale.it, ampio rilievo è stato dato al fatto che i praticanti procuratori, dopo un anno dalla iscrizione nel registro dei praticanti, sono ammessi, per un periodo non superiore a sei anni, ad esercitare il patrocinio davanti ai tribunali. Qualora non superassero l'esame di Stato, vedranno infrangersi sogni, speranze e lavoro che li ha visti di fatto già esercitare la professione nel corso di 6 anni di praticantato. Il praticante avvocato, quindi, con determinati limiti di materia e territoriali, potrebbe già dopo un anno di tirocinio aprirsi una Partita IVA e lavorare autonomamente, ma ovviamente è scoraggiato dall'intraprendere l'attività, con gli oneri anche fiscali che comporta, per via di quel limite temporale di 6 anni entro i quali dover sostenere un esame che vede attualmente una percentuale di successo di appena il 30% dei candidati. L'attuale è la strada giusta o non vale invece la pena di fare un passo avanti, che incida davvero a favore delle nuove professioni, e che non sia solo ispirato dal voler sostenere gli interessi delle corporazioni?
Donatella Poretti