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Ilenia Zema. Pensare green 
Nuova “tendenza” sociale o desiderio della Comunità di sopravvivere?
15 Febbraio 2012
 

L’utilizzo smodato delle risorse energetiche ad esaurimento ha provocato, nel tempo, danni che si rivelarono Cassandre inascoltate.

L’approccio tradizionale all’economia, caratterizzato dal prevalente utilizzo di tali risorse e sulla esclusione e disattenzione nei riguardi di quelle naturali, non trova in questo momento basi solide sulle quali appoggiarsi.

In Italia, alla fine degli anni ’80, temendo di richiamare ideologie politiche di origine sovietica, non si fece altro che puntare il dito contro uno dei primi Piani energetici nazionali ponendo un accento negativo sul suo carattere programmatico.

Tutto questo nel momento in cui il nostro Paese manifesta il suo dissenso, misto a dubbi e critiche, nei riguardi della fantomatica “Teoria di Hubbert” che rappresenta il risultato di come, in un’economia libera di mercato, i fattori economici operino di fronte a risorse ad esaurimento, come in tal caso il petrolio.

La tragedy of the commons, con la quale s’intende proprio l’utilizzo disordinato e piuttosto utilitaristico delle risorse sopraindicate ha provocato effetti devastanti quali i cambiamenti climatici ed il surriscaldamento globale. In aggiunta a questi l’overpopulation favorisce l’incremento del gap economico-produttivo globale.

Ma ciò che sicuramente dovrebbe balzare agli occhi del lettore è che il nostro territorio rappresenta un importante bacino di risorse rinnovabili e di conseguenza un hub dalle molteplici potenzialità economiche. Da anni, ormai, si parla dell’impatto multi-settoriale della risorsa energetica, dei suoi significati ed ambiti di sviluppo, ma soprattutto del suo carattere strategico. Ma i ritardi in materia di energia nel nostro Paese, sono piuttosto frequenti, infatti non a caso Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club parlò lo scorso novembre di “ritardometro” proprio a proposito della “assenza perpetuata” di un Piano Energetico Nazionale, documento di fondamentale importanza.

Proprio attraverso lo sviluppo di una programmazione strategica si potrebbe realizzare l’aggancio tra il pensare Green e l’agire. L’approccio sempre più Keynesiano delle politiche pubbliche, che devono fungere da volano per stimolare l’uso di un bene, deve essere accompagnato dalla concretizzazione di misure ed interventi volti alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, ponendo l’attenzione sul fatto che un bene di pubblica utilità non essendo soggetto al diritto di proprietà, possa essere oggetto di massimizzazione di utilizzo, di reddito e quindi ad esaurimento.

Miguel Mendonça, nel lavoro intitolato “The Green Economy in Bristol and the West of England”, sottolinea l’importanza di dover modificare il modo pensare l’economia, proprio al fine di un futuro prosperoso, e produttivo. Inoltre sostiene che l’opportunità vera per ogni comunità è quella di produrre energia propria, allo scopo di divenire fondamento di una nuova economia.

Pertanto, nell’ottica di un possibile switch off nei riguardi di un modello economico “ad esaurimento” ed al fine di pianificare una strategia “green” che faccia parte del modus vivendi della comunità, l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di incrementare la fame di consapevolezza del singolo, nella fattispecie del cittadino, in tal caso il lettore e tutti gli stakeholder appartenenti ai diversi ambiti o settori, politico, economico, accademico.

Daniel Olivier, founder director della Bristol Energy Cooperative, in un articolo reso noto sul sito Bristol24-7, pone l’attenzione sulla comunità, intesa quale “attore protagonista” che contribuisce attivamente ed economicamente a promuovere le proprie risorse, favorisce un effetto cumulativo dell’incremento e della resilienza locale, dello sviluppo, del business e del capitale sociale.

 

Ilenia Zema


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