Fa impressione leggere, tra i commenti al clamoroso successo di Marco Doria alle primarie del centro sinistra di Genova, i molti che sostengono come il Pd locale abbia sbagliato calcoli matematici candidando le due donne che si sono contese il posto, ovvero l'ex sindaca Vincenzi e la parlamentare Pinotti.
Fa impressione perché dietro a questo ragionamento - è stato un errore, dicono, perché così l'elettorato si è diviso e quindi Doria ha potuto vincere - c'è la perdita del senso etico della politica, c'è la sottovalutazione dell'intelligenza collettiva, la totale cecità circa ciò che accade nella società al di fuori delle stanze dei palazzi dove si decide (va), l'adesione alla sonnacchiosa logica del 'sono tutti uguali', e infine la pericolosa e colpevole convinzione che chiunque, e sempre, sia a disposizione della potente seduttività del potere.
In una recente trasmissione di una tv locale un oscuro parlamentare Idv si meravigliava che Doria, per buona parte della sua campagna elettorale, avesse dichiarato di non essere interessato al potere, dal momento che un lavoro ce l'ha, lo ama e lo fa bene, e non è in cerca di carriere alternative.
Per il parlamentare dire che non si è interessati al potere (lo ha ripetuto in trasmissione molte volte, con livore e quasi disprezzo) è una affermazione sinonimo di debolezza: come si fa, diceva, ad amministrare una città senza esercitare potere?
Azzardo alcune risposte: esiste sì una accezione del potere come sostantivo assoluto, l'esercizio del quale abbiamo subìto per decenni a vari livelli, da quello antico del patriarcato passando per quello fondamentalista delle religioni per arrivare poi ai vari regimi, politici e culturali, berlusconismo compreso e non ancora adeguatamente scongiurato. Ma c'è anche il verbo ausiliario, quello che consente, come più volte ha sottolineato Lidia Menapace, di porre enfasi sull'azione importante da realizzare: poter costruire, poter cambiare, poter condividere, poter incidere, poter partecipare.
Utopia culturalmente minoritaria? Il lavoro da fare è molto, le insidie della burocrazia dentro e fuori dai palazzi sono in agguato, il dispiacere per il fallimento di una leadership femminile credibile resta, il fatto che una parte dei movimenti di donne abbia appoggiato una candidata presentata dal Pd come esponente 'nuova' come Pinotti dovrebbe far riflettere sulle prospettive di genere in politica.
Sembra, però, che, almeno a Genova in un giorno freddo di febbraio, l'utopia di chi pensa che la matematica c'entri poco con la politica sia diventata realtà.
Monica Lanfranco
www.monicalanfranco.it