Poesia e Finanza. Agli antipodi. Non per Alberto Mori, poeta performer cremasco, che è riuscito a ricomporre due universi così distanti, non apparentati, anzi apparentemente inconciliabili (e lo sono, in effetti). Il filtro è quello dell'ironia e della parola nella sua sonorità pura, scandita, segmentata, frammentata, ricreata, assemblata, destrutturata e ristrutturata, (ri)proposta in forma e costruzione iperimmaginativa, psicheledelico-pop, per dire anche il non dicibile e narrare con il suo peso, e con forza archetipica, il lieto nulla, l'ondivago procedere delle cose della finanza, che tanta ricchezza porta ad alcuni (pochi) fortunati del genere Homo sapiens sapiens.
Financial (pp. 54, FaraEditore, 2011, euro 11) è un volumetto lirico godibilissimo che esplora il lato oscuro e grottesco dell'economia speculativa atque dintorni. Si possono leggere versi del tipo: «Cadeaux bancari natalizi/ Libri enormi foto paesaggisti/ addentro portellone Suv/ Così va il Manager distributore/ donante al cliente abbiente». Oppure... «Dow Jones siede/ Appoggia la mano sul tavolo/ La rovescia lentamente aprendo il palmo/ Poi richiude tutte le dita/ Struscia il dorso fino al bordo/ Sull'indice ritto improvvisamente verso pavimento/ passa luce subitanea/ Resta indicante/ mentre immagine dissolve». E si potrebbe continuare nel gioco delle citazioni. La seguente composizione è magnifica nei suoi intenti: «I diagrammi del mercato azionario intrecciato/ sulla curvatura dolcissima degli schermi alto parietali/ Emettono quote simultanee ad orografie luminose/ Spezzano percetti di tracce fluorescenti». Osservate che cosa sono in grado di vedere e riconoscere l'occhio e la mente dell'autore. La poesia anche nell'impoetico. Come se ogni attività umana, anche la più insensata (e Borsa e Finanza talvolta, se non spesso, lo paiono nella loro vulnerabile virtualità o virtuale infallibilità: spostamenti di masse di denaro che c'è e non c'è, che compare, scompare e ricompare, simbolica stercoraria sintesi del mondo), potesse avere un'intrinseca bellezza. I diagrammi del mercato azionario e le quote simultanee come orografie luminose.
E portafogli titoli, comparti assicurativi, brand (alcool senza y?), bond (agenti segreti con licenza d'impoverire?), rating (sarebbe d'uopo aggiungerci una seconda topesca t), neologismi quali shoppingare, broker...
Chiudiamo con: «La martellata classica al salvadanaio/ sgretola la costruzione agevolata/ dalla saggezza dell'Home Banking// I frammenti di terracotta e le monete/ s'associano ai log in d'accesso al proprio C.C./ nella caleidoscopia visionaria della povertà improvvisa».
Un libro dove l'assurdo diviene musicale. Cascate di parole. Poesia virtuosistica. E virtuosa.
Alberto Figliolia