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Alberto Figliolia. “Benvenuti al Nord” di Luca Miniero
02 Febbraio 2012
 

Se si vuole ridere, il film è quello giusto. Benvenuti al Nord, regia di Luca Miniero, non è certo un'esplorazione socioantropologica né un documentario scientifico-geografico. Milano e il Sud sono nell'occhio dello stereotipo. Però, lo ribadiamo, si ride. E tanto.

Dopo il predecessore Benvenuti al Sud giunge il sequel in cui Claudio Bisio-Alberto Colombo, direttore delle Poste, con Silvia Colombo-Anna Finocchiaro, la moglie (la Finocchiaro interpreta anche Erminia, madre di Silvia), e Mattia Volpe-Alessandro Siani, il postino, con Maria Flagello-Valentina Lodovini, la moglie, più il contorno di bravi caratteristi (anche il falso invalido: prima cieco, poi sulla sedia a rotelle, infine gobbo), sono impegnati a eseguire/combattere il devastante ERPES, acronimo di un progetto di massima efficienza perseguito dal “cattivo” Palmisan-Paolo Rossi-il Manager, oppure si dibattono fra le panie della vita fra comico, simildrammatico e grottesco, con una punta di ruffiano, simpatico e pur facile fatalismo.

La trama è semplice. Mattia si ritrova, suo malgrado, trasferito e proiettato a Milano, vista e rivista in maniera molto oleografica e da cartolina, quasi abbandonato dalla moglie (la morbida mediterranea bellezza della Lodovini è d'indubbia efficacia iconica), destino che per un po' sarà condiviso dal direttorBisio. Si sviluppa una serie di gag e di scene esistenzialesilaranti: dalla “incursione” per motivi di lavoro, muta giocoforza, del portalettere campano in una sezione lumbarda, con tanto di mastino napoletano di nome Giussano, allo studio del milanese in audiocassetta, dai maldestri tentativi di vita notturna all'infatuazione-colpo di fulmine fra la suocera di Alberto, dal fluido sapido impertinente meneghino, e un amico di Mattia venuto dal sud, dal caricatissimo dialetto.

Non mancano le citazioni di Totò (vedi la scena del giubbotto con i fari antinebbia...) e la lezione troisiana è ben presente.

La critica al verbo della iperproduttività snaturante e illogica è molto d'attualità e l'elogio del viver lento trova solidali.

Il lieto fine è, ovviamente, garantito. Il film da taluni è stato stroncato. Un po' ingeneroso. Certo l'operazione è stata “furba”, ma il prodotto, se non ha le stimmate del capolavoro (né lo pretendeva), è sicuramente gradevole. Molte piste di distacco e distanza rispetto a un cinepanettone. E, soprattutto, si ride assaje (davvero strepitosi Bisio e la Finocchiaro).

Ci saranno anche un Benvenuti all'Ovest, un Benvenuti all'Est, al Sud-Est, al Nord-Ovest...?

 

Alberto Figliolia


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