Lauro Manni
Giornate di lettura; spunti di scrittura.
Editrice Il Meleto, Agliè (TO) 2011, pagg. 160, € 10,00
Ho incontrato spesso negli anni di studio all'Università di Ferrara, l'amico Lauro immerso in qualche libro portato da casa, sul tavolo nel primo corridoio a sinistra, dopo l'ingresso, in Biblioteca Ariostea. Leggeva e annotava a fianco, su un foglio, metodicamente per ore, calato in un silenzio laborioso; una volta scoccate le Dodici, chiudeva i testi e prendeva l'uscita. Spensierato si recava a pranzo in bicicletta.
«For the educated person, Literature is Life; Life is Literature», con una celebre citazione di Ezra Pound si apre l'ultima pubblicazione di Lauro Manni. Un epitaffio limpido e diretto come il titolo: Giornate di lettura; spunti di scrittura, che sembra riproporre la stessa punteggiatura del grande poeta americano sepolto a Venezia. Venezia è anche la città in cui si è laureato in Lingue e Letterature straniere l'autore rodigino che, conclusa la carriera d'insegnante di lingua inglese alle scuole superiori, ha dedicato gli ultimi anni alla lettura e alla scrittura. Una succinta rassegna critico-letteraria questa sua opera prima, che suggella la sua attività di recensore per quotidiani nazionali quali Il Gazzettino, o riviste come Il Quadrivio di Rovigo, la quale gli ha permesso di incontrare ed intervistare grandi attori di teatro tra cui Glauco Mauri e Umberto Orsini, o visitare le più importanti pinacoteche e Gallerie d'Arte delle capitali europee, approfondendo la conoscenza della pittura e della scultura degli Antichi Maestri, con particolare riguardo a quelli presenti nei Musei di Parigi, città in cui periodicamente risiede. Infatti la capitale francese è la sua seconda dimora, in cui coltiva anche la passione per l'antiquariato, portando a Ferrara numerosi preziosi là scovati e contrattati.
È il tracciato di una vita attraverso gli autori che ha amato e che predilige, sia in prosa che in poesia. La raccolta, guidata dal sentire letterario dell'autore, copre un arco di tempo molto lungo in proporzione al numero dei saggi, andando dal 1919 al 2009 e passando in rassegna in misura diseguale scrittori di ogni nazionalità e provenienza: dal preferito Robert Louis Stevenson (1850-1894) d'oltreoceano, al ferrarese e vivente Paolo Vanelli. Del prolifico scrittore scozzese, che lo ha appassionato dai tempi della formazione universitaria, Manni si è concentrato sui romanzi pubblicati postumi: Emigrante per diletto (Amateur Emigrant) e Attraverso le Pianure (Across the Plains), poiché la «prosa raffinata e precisa si accompagna ad una indubitabile, calda umanità nei confronti dei suoi simili, qui manifestata davanti a spettacoli di degrado sociale e di colpevole indifferenza verso quanti soffrono nel vedere calpestata o irrisa la propria dignità» (p. 150). Mentre la sezione dedicata all'analisi poetica è volutamente scarna, una scelta guidata dall'affetto di classici latini studiati durante gli anni del Liceo, o dell'Ungaretti del Sentimento del Tempo e del Montale degli Ossi di seppia, che si portano dentro per sempre e spesso inconsciamente, come tutti i versi che incidono sotto la pelle.
Ancora in conclusione le parole di Pound tratte dalla silloge Faber and Faber del 1948: «I beg you; my friendly critics./ Do not set about to procure me an audience». Una preghiera di natura impertinente che sottolinea quel tono provocatorio ma bonario dell'autore, che certamente dal lettore verrà perdonato.
Matteo Bianchi