Félix Luis Viera, scrittore cubano esule in Messico che in Italia ha pubblicato Il lavoro vi farà uomini (L'Ancora del Mediterraneo) e La patria è un'arancia (Il Foglio Letterario), ha scritto un articolo dove attacca gli intellettuali cubani che non lavorano per favorire un cambiamento in senso democratico nell'isola caraibica.
Leggiamo alcuni passi del pezzo.
«Siamo due milioni di esiliati, sparsi in tutto il mondo, ma non riusciamo neppure a raccogliere dieci dollari a testa per costruire qualcosa che serva a dare una spinta propulsiva al progetto di una Cuba democratica. Ci dividiamo su tutto, discutiamo di teorie, facciamo analisi politiche, scriviamo libri spesso inutili, ma non facciamo niente di concreto, soprattutto non abbiamo un progetto unitario. Non solo.
Trattiamo con rispetto il dittatore e i suoi funzionari, usiamo termini come Presidente e Generale, mentre loro non si vergognano a chiamarci traditori, vermi, nemici della patria, scorie... Certo, non dobbiamo metterci al loro livello e usare un gergo squallido e violento, ma a volte siamo fin troppo deferenti. Gli intellettuali che vivono a Cuba si comportano in modo ancora peggiore, perché - salvo poche eccezioni - cercano di non creare problemi al potere e di vivere senza occuparsi di problemi pratici. Per non parlare dei cubani che risiedono all'estero per motivi economici e che non vogliono perdere il diritto di tornare in patria.
Ecco, questi nostri compatrioti brillano per la loro assenza, visto che sono soliti dire: “Io non faccio politica”, “Non mi occupo di certe cose”, “Non è un problema mio”. Se in Italia, Spagna, Canada, Messico, vengono organizzate manifestazioni castriste, non si vede mai un cubano a criticare, nessuno di loro osa prendere la parola e dire che stanno raccontando menzogne, che stanno parlando di una Cuba inesistente. Il nostro ruolo è sempre e soltanto quello dei cubani sensuali, spiritosi, divertenti, ballerini, ma del tutto privi di impegno politico. In questo modo non si va da nessuna parte. Cuba non cambierà mai».
Felix Luis Viera racconta una triste verità, purtroppo. Io che non sono cubano - ma mi sento cubano adottivo - a volte mi chiedo perché devo lottare se gli stessi cubani a non hanno il coraggio di farlo. Mi rispondo che combatto per un'ideale, per la libertà di una terra che amo e perché esistono persone di valore come Yoani Sánchez, Oswaldo Payà, Reinaldo Escobar, Orlando Luis Pardo Lazo... che meritano il mio sostegno. Una Cuba libera è possibile.
Gordiano Lupi