“Il tribunale di Milano cancella l'inciucio del Consiglio regionale su Costanzo. Ora tocca a Pozzi”
È stata ufficialmente trasmessa al Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, la Sentenza del Tribunale di Milano sul ricorso di Gianfranco Camero (Radicali Sondrio), con l’avv. Andrea Bullo di Milano, contro Angelo Costanzo (PD): ineleggibile “senza ombra di dubbio”.
Lo hanno reso noto lo stesso ricorrente con Marco Cappato (Radicali-Federalisti europei al Comune di Milano) e Paola Camillo (Pdl), in una dichiarazione congiunta diffusa oggi.
«Sbugiardato il maldestro tentativo del presidente dell’ALER di Sondrio, Gildo De Gianni, di retrodatare le dimissioni: il Costanzo era presente nelle sedute del CdA dell’ALER del 7 aprile 2010 e del 12 maggio 2010, quando avrebbe dovuto dimettersi entro il 27 febbraio 2010, pena il “potenziale” condizionamento dell’elettorato e, quindi, l’ineleggibilità.
Smentito clamorosamente il voto unanime con cui la Giunta delle Elezioni prima, ed il Consiglio regionale della Lombardia poi, avevano tentato di sanare all’unanimità la situazione di Costanzo, nonostante l’evidenza della prova contraria.
Scrive il Giudice estensore: “deve ravvisarsi una causa d'ineleggibilità originaria alla carica di Consigliere regionale” in capo a Angelo Costanzo “che il Consiglio regionale della Lombardia, conformandosi alla relazione della Giunta delle elezioni, non ha rilevato all'atto dell'elezione, e che in questa sede, attesa l'azione promossa da Franco Camero (cittadino elettore) non può che essere accertata, con conseguente accoglimento del ricorso”.
Uno su due: con lo stesso voto, il Consiglio regionale aveva preteso di “sanare” l'insanabile posizione del Consigliere regionale del Pdl Giorgio Pozzi, dimessosi anch’egli -per sua stessa dichiarazione scritta- dalla presidenza di una società partecipata della Regione ben oltre il termine previsto dalla legge. Proprio come Costanzo.
Starà alla Cassazione (e magari alla Procura della Repubblica) far finalmente luce anche sul gemello affaire Pozzi, spazzando via i torbidi d’una distratta istruttoria».