David Riondino e Milo Manara
Il trombettiere
Magazzini Salani, pagg. 192, € 18,50
Il trombettiere è la storia quasi vera di Giovanni Martini, trombettiere, che fu con Garibaldi e Custer, a Cuba e Nuova York, recita il sottotitolo, ma la cosa straordinaria è che David Riondino scrive in decime, strofe da dieci versi che ricordano l’ottava rima della Maremma toscana, la decima cubana e lo stile dei poeti repentisti come Alex Díaz Pimienta. Il lavoro è impreziosito dalla stupende tavole di Milo Manara, forse il miglior disegnatore italiano, noto per aver collaborato anche con Federico Fellini e Roberto Vecchioni. Le donne di Milo Manara, calde e sensuali, disponibili e ammiccanti sono vere e proprie icone del fumetto erotico, miraggi a base di curve e maliziosi sorrisi che occhieggiano dalle pagine per conquistarti. David Riondino è innamorato di Cuba, ha girato un film stupendo come Velocipedi ai tropici, una sorta di Ladri di biciclette ambientato all’Avana, ha stretto amicizia con i poeti della decima, si è lasciato condizionare da quest’arte semplice e popolare. La sua poesia presenta l’incedere e la musicalità delle liriche di José Martí, citato nella parte cubana del viaggio, sulla falsariga de Io sono un uomo sincero/ vengo da dove nasce la palma/ e prima di morire voglio/ cantare i miei versi dell’anima. La storia di Giovanni Martini è il racconto di una romantica fuga, di un viaggio al seguito di Garibaldi - con la spedizione dei Mille - per liberare il Regno delle Due Sicilie dai Borboni e consegnarlo ai Savoia, ma anche della traversata per arruolarsi nel Settimo Cavalleggeri del generale Custer. L’ultima parte del viaggio vede Martini a Cuba, dopo essere sfuggito alla tragedia del Little Big Horn, in compagnia della fidata tromba, di una musica che intreccia suoni, colori, emozioni e rappresenta la nascita del jazz, composto da ritmi che provengono dal vecchio continente e si fondono con le sonorità africane.
Il libro è scritto in decime, uno stile desueto, un modo di raccontare che i giovani ignorano, ma non è impossibile avvicinarsi a una cultura che affonda le radici nella musica popolare, che proviene tanto dalle nostre campagne come da quelle del nuovo mondo. L’italiano Giovanni Martini è un personaggio realmente esistito, suonava la tromba nel Settimo Cavalleggeri, fu l’ultimo a vedere Custer vivo ed è stato l’unico superstite della disfatta del Little Big Horn. Merita un’epopea da romanzo epico, “una sorta di monumento al Musicista Anonimo, come simbolo dell’infinito numero di ignoti suonatori che vagano per il mondo, navigando tra cronaca e storia”. Magazzini Salani scommette su un libro non commerciale, ma la notorietà e la bravura degli autori rende la sfida meno incerta.
Gordiano Lupi