Il governo parla di delinquente comune.
Yoani Sánchez: “Undici milioni di cubani sono delinquenti comuni”
«Questa notte nessuno può dormire», digita nervosamente Yoani Sánchez su Twitter. Il regime cubano ha un’altra vittima sulla coscienza dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo. Il suo nome è Wilman Villar Mendoza ed è morto all’Ospedale “Juan Bruno Zayas” di Santiago de Cuba, al termine di una lunga lotta non violenta. Wilmar era in sciopero della fame perché chiedeva la revisione di un processo che giudicava ingiusto. Adesso i dissidenti preparano proteste e dimostrazioni a Santa Clara, in occasione del funerale di un compagno di lotta. Raúl Castro si affretta a dire che «era un delinquente comune», ma smentisce se stesso perché in un elenco ufficiale di dissidenti troviamo il nome e la foto di Mendoza. A Cuba quasi non esistono i prigionieri politici, i capi di imputazioni sono generici, vanno dall’aggressione, al reato di danneggiamenti, alla resistenza alla forza pubblica, fino al semplice comportamento sospetto (reato di pericolosità sociale).
«Wilman Villar Mendoza era un delinquente comune. Orlando Zapata Tamayo era un delinquente comune. Undici milioni di cubani sono delinquenti comuni. Wilmar ha fatto del suo corpo un campo di battaglia, una pubblica piazza di protesta, un territorio di indignazione civica. La sua unica colpa è essere nato in un paese privo di strade legali, elettorali o civiche per esprimere la non conformità», dice Yoani Sánchez. E aggiunge, distrutta dal dolore: «Quante persone ancora dovranno morire? Non dobbiamo usare il nostro corpo per esprimere tutta l’indignazione che cova repressa. Abbiamo diritto a far valere le nostre idee senza rischiare la vita».
Altri voci dissidenti si aggiungono alle proteste di Yoani.
«L’assassinio di Villar Mendoza - perché di questo si tratta - è un’ulteriore dimostrazione della codardia del governo cubano, interessato solo al potere», dice Berta Soler, leader delle Damas de Blanco. José Daniel Ferrer, segretario della non riconosciuta Unión Patriótica de Cuba, organizzazione alla quale era iscritto Villar Mendoza, afferma che «siamo in presenza di un altro crimine della tirannia, un nuovo caso Orlando Zapata Tamayo».
«Il governo cubano ha tutta la responsabilità morale, politica e giuridica per una morte evitabile, visto che si trovava nelle loro mani», afferma Elizardo Sánchez, portavoce della Commissione per i Diritti Umani e per la Riconciliazione Nazionale.
Non manca la voce del governo che cerca di screditare la figura del prigioniero politico deceduto. Il Blog di Yohandry, gestito niente meno che dalla Sicurezza di Stato, non ci pensa due volte a definire Villar Mendoza “un delinquente”. «È morto il delinquente Wilmar Villar Mendoza. I becchini cominciano ad arrivare. Sta cominciando una nuova campagna contro Cuba», afferma Yohandry. Il blogger aggiunge su Twitter: «Mendoza era un delinquente comune. Chi lo definisce un prigioniero politico vorrebbe fare di Cuba un nuovo Iraq». Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo. Si recita a soggetto una commedia che spesso evolve in tragedia, un triste spettacolo visto troppe volte, da Heberto Padilla in poi…
Gordiano Lupi
¿Quién era Wilman Villar Mendoza?; por Zoé Valdés