Čechov è un banco di prova assolutamente impegnativo, data la complessità e varietà di forme e tematiche e l'orizzonte delle sfumature emotive, per qualsiasi attore. Un test ampiamente superato dall'emergente e giovane compagnia TEATRO. «Riuscire a entrare in sintonia con i suoi personaggi significa comprendere l’essenza del realismo psicologico e della verità artistica, imparare a equilibrare fra la logica e il paradosso, passare in continuazione dai registri comici a quelli tragici».
Cechoviana è stato presentato in prima nazionale al Teatro Filodrammatici, in collaborazione fra questo e l'omonima Accademia. Sono alcuni racconti brevi di Čechov – Un’imprudenza, La consorte, Il diario di un aiuto contabile, La corista, Il cacciatore – a segnare il filo dell'eterna vicenda umana che si dipana fra minime vedute e assortiti e pervicaci egoismi, lo spettro delle convenzioni, il sottile e, nel contempo, duro velo dell'ipocrisia e la comicità involontaria che sale, suo malgrado, dal monotono ripetersi del quotidiano, fra tradimenti e grettezze, fra speranze, coltivate e dismesse, e noia, inconsistenza, inanità. Vite scialbe, spente, sciupate, inconsapevoli e pur dolorose, tanto più in quell'implacabile giro dei giorni. Un infinito loop. Pericolose, pericolanti e grottesche liasons corrono fra i personaggi in scena, ai ritmi della sonnolenta vita di provincia: dalla felice banalità di un battesimo alla menzogna svelata, dall'ebbrezza all'ambizione, dal desiderio di una vita diversa alla delusione, al ritorno sui propri passi, alle consolidate abitudini, piccolo specchio di viltà. Come poteva essere nella “sventurata Taganrog”, la città natale, sul Mar d'Azov, di Anton Čechov, caduta in disgrazia nel corso della storia, quinta e quintessenza dell'inutilità d'ogni sforzo per evolversi in quanto esseri umani. Non facile fu peraltro l'infanzia e l'adolescenza del futuro medico, scrittore e drammaturgo. Il padre era manesco e violento (il nonno era un ex servo della gleba) e Anton ne patì.
«La spietata verità minaccia di schiacciare questi piccoli e, in fondo, simpatici uomini sotto le macerie delle apparenze, sogni, speranze e illusioni. L’ordine si trasforma in un caos al quale seguita una riconciliazione e il ritorno alla cara, rassicurante, tragicomica normalità della vita di sempre per cercare la salvezza nella routine quotidiana. Le storie sono ambientate in uno spazio che ricorda lo studio fotografico, un mix fra quelli dell’inizio e della fine del Novecento: cornici e pannelli, pochi mobili, le vecchie foto, nelle quali i personaggi sono immortalati nel loro felice passato. Il loro infelice presente si svolge nello stesso spazio, trasformato di volta in volta in un nuovo set dai personaggi stessi, che da protagonisti delle loro storie diventano spettatori nelle storie degli altri».
Cechoviana è stato ideato e prodotto da Karina Arutyunyan, musicista, attrice e regista, formatasi in Russia, dove ha fatto parte di uno dei primi teatri indipendenti, in Italia dal 1999, la quale ha detto in merito allo spettacolo da lei diretto: «Perché Cechoviana e non un titolo del racconto, una citazione? Forse, più che mettere in scena i racconti di Čechov abbiamo giocato a Čechov. Con Čechov. Ci siamo presi la licenza di inventare alcune situazioni prendendo spunto da qualche frase, cambiando alcuni scioglimenti. Abbiamo cercato di “sposare” il nostro presente con il passato in cui vivono gli eroi. Abbiamo “tradito” il Maestro nei piccoli dettagli per rimanergli fedeli nei suoi grandi temi: vita e morte, illusioni e delusioni, i sogni infranti, fallimenti professionali e umani, la crudele routine e tanto, tanto amore».
Alberto Figliolia
Cechoviana, Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici 1, Milano. 17-29 gennaio. Orari spettacoli: mar 20:45, mer 19:30, gio-ven-sab 20:45. Info: tel. 02 36727553.