Il dolore privato è gelido anche al riparo, dentro le mura di una casa, diventa segreto, ricordo, incubo, interrogativo perenne, rabbia, curva le spalle e persiste nella cognizione del dolore. La microstoria è penetrante e celata lacerazione, obliata dai libri di testo cui l’arroganza della guerra nega persino la pietà.
Questo il focus dello scritto di Renzo Fallati che apre lo zoom fino ad entrare nelle stanze del cuore a scrutare gli occhi delle madri, sorelle e fidanzate a cui si è appena comunicata la morte di un loro caro, caduto in guerra ...chi muore in guerra, infatti, non muore ma cade; bellissimo esempio di eufemismo a scopo consolatorio. Era un ragazzino, Fallati quando leggeva la lista dei sei nomi dei giovani caduti in guerra. I bambini, come ne Le ali dell’angelo di Ideale Cannella, sono imbarazzanti quando chiedono di chi non c’è più, quando riaccendono imprevedibili dolori per un momento sopiti, quando delle loro domande sembrano già intravedere le risposte; il nonno finì per raccontare sempre la stessa tragica storia e Renzo Tagliati comprese, dopo, che quei sei giovani erano il tributo di morte che il paesino di Rogolo, con i suoi 450 abitanti, aveva dovuto versare nell’assurdo massacro della prima guerra mondiale. Fin da giovane quindi, e sicuramente con la sollecitazione della maestra Irma, l’inizio di quell’interesse e impegno, che diventeranno passione dopo la lettura di Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu. Seguiranno letture, diari, testimonianze, racconti tesi a strappare dall’oblio volti, persone e storie. Per Lussu, una volta al fronte, crollano le motivazioni ideali del suo interventismo e subentra immediata la condanna della guerra. Essa appare combattuta da coloro che non la vogliono, inviati inutilmente al macello dall’incompetenza e dall’insensatezza dei comandi; la guerra la fanno solo i contadini e gli operai e anche i nemici prigionieri sono operai e contadini. Agli occhi dello scrittore si delineano i tratti di un’epopea tragica di follia. «Il cannone aveva ottenuto, per solo risultato, la ferita del puntatore e del tenente. I guastatori erano caduti tutti. Ma l’assalto doveva aver luogo egualmente… cadevano con le braccia tese e, nella caduta, i fucili venivano proiettati innanzi, sembrava avanzasse un battaglione di morte».
Mi sovvengono alcuni scritti di Malaparte, Rebora, Ungaretti ma concordo con l'autore nella sua scelta di studiare e disvelare storie di semplicità dolorosa e acre polemica del popolo che ravvisa il suo vero nemico nei governanti, negli alti comandi, nei retori, nei profittatori di guerra incapaci se non a chiedere eroismi e sacrifici inutili. La riscoperta del lutto individuale può misurare meglio l’orrore della guerra, scrive Fallati.
Ed era un bottaio, Louis Barthas, di cui il bibliotecario leggerà a Parigi il diario di guerra pubblicato postumo nel ’78, testimonianza unica, eccezionale, commovente ed angosciante di quaranta mesi al fronte, la cui voce non dovrà essere dispersa. Renzo Fallati ne ha quasi promesso la traduzione in Italiano.
La aspetto.
Patrizia Garofalo
TELLUS31-32, L'Almanaccone 2012
LABOS Editrice, Morbegno 2011, pagg. 250, € 17,50
Oltre che in una qualificata rete nazionale di librerie, il volume è ottenibile, con lo sconto abbonamento (Euro 15,00) e senza altri oneri per spese postali, anche rivolgendosi direttamente all'Editrice >> labos@retesi.it