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Lidia Menapace. Stupidi simboli di ricchezza
17 Gennaio 2012
 

Se c'è una immagine simbolica della stupidità violenta, è il Suv, ingombrante, arrogante, consumistico, pericoloso, poco maneggevole. E peggio è lo stato d'animo, la proiezione di sé che produce, per come si atteggiano quelli che li guidano, con grinte senza senso, come se stessero affrontando il mondo, con sovrana distrazione per ciò che avviene ai loro piedi, pardon! alle loro ruote. Sarebbe difficile trovare una rappresentazione più esplicita della barbarie capitalistica per paragonarla con dolore e rispetto alla soccombente civiltà della bicicletta del vigile urbano massacrato. Perché lo stupido delinquente che guida il Suv va anche veloce, quindi, se mette sotto qualcuno, lo trascina per trecento metri prima di riuscire a frenare.

Davvero penso che dovremmo intervenire sul tempo e fare una campagna per il rallentamento di tutti i ritmi, da quello dell'apprendimento a quello dei trasporti, della parola, della memoria, dell'orario che col suo assillo ci priva di una esperienza umana delle più semplici e utili, cioè che il tempo è misura soggettiva, sfugge a tutte le misurazioni che ci legano chiamano sollecitano: la durata di un attimo di felicità, la noia di un adempimento doveroso, insomma il tempo è da vivere, non può essere ridotto tutto a orario misurabile, come lo spazio va percorso e riempito dal libero movimento dei nostri corpi, non può essere ridotto a "un posto per ogni cosa" compresi i corpi messi in fila in riga in attesa in coda ecc.

Una grande nave da crociera è una specie di elefante o balena che viaggia: ma che porti più di 4.000 persone divise per ponti, cellette corridoi è tremendo. Affollamento e isolamento insieme. Del resto anche aerei e treni lesinano spazio e fanno viaggiare le persone tutte contratte. In più un comandante che ormai si affida tanto alla tecnologia, che non governa più la nave, sfiorando la riva va a sbattere in uno scoglio e affonda, abbandonando la nave prima che passeggeri ed equipaggio siano in salvo. Qui l'orrore è la barbarie tecnologica. Che a mio parere oltre certi limiti ottunde le nostre facoltà cognitive e previsionali: i parti programmati, monitorati, fatti succedere come oggetti prodotti e non secondati come eventi rappresentano bene (bene?) il livello di straniazione che possiamo raggiungere nella nostra civiltà (civiltà?).

 

Lidia Menapace


 
 
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