Poliziotta efficiente e mater dolorosa. Mary dopo un difficile passato giovanile ha scelto di servire la legge ed è divenuta una brava poliziotta. La sua, in quel di Toronto, Canada, è una vita piena e felice, anche a livello familiare, con il marito (avvocato) e un figlio. Ma la tragedia è in agguato. Quando una sera nevosa il marito e il figlio stanno andando alla partita dei Raptors, squadra NBA, vengono falciati in una strada bianca e deserta da una lunghissima e orribile raffica di mitra. Assassini senza volto. La vita di Mary è distrutta. Una morta vivente. Ma uno spiraglio si apre nel devastato panorama: la vendetta, la ricerca dei colpevoli, la caccia all'assassino, la giustizia a modo proprio.
Detta così, potrebbe apparire il solito poliziesco o una sua variante. No, Another silence è uno di quei film che lasciano il segno, che ti graffiano dentro. Non è un thriller, non è una banale pellicola d'azione, piuttosto un road movie pur nella sua necessaria stanzialità/stagnazione interiore, certo un film “esistenziale”. Dall'inverno di Toronto all'America Latina, dalla solida tranquillità del ricco nord del mondo alla vita dura di chi dimora a latitudini più meridionali, dalle scintillanti città di luce a poveri villaggi di pietra e sabbia (indimenticabile la scena del funerale e della sepoltura della bambina india e il rassegnato canto d'amore dello sventurato padre), a strade di varia e inconsapevole gente e deserti dove il vento soffia come una voce indifferente alla sofferenza umana, il suo vuoto senza tempo contrapposto agli abissi della disperazione, al dolore che ti fa arrancare e che strazia senza rimedio.
Maria chiuderà in qualche modo il cerchio completando il viaggio e l'opera intrapresa, un'Odissea trascinata, un'epopea suo malgrado, fra spietatezza, commozione, vendetta e perdono, in una strana, estranea e stranita miscela psicosentimentale, prima di perdersi, mater dolorosa, nella vastità di una piana salata, come quelle lacrime mai piante e troppo piante, un luogo quasi astratto, un abbacinante sito dell'anima, dove l'anima urla, metafora perfetta, se vogliamo, della condizione umana o, meglio, di una certa condizione umana. Un film da meditare.
«Allegoria di una vendetta che diventa viaggio iniziatico alla scoperta di se stessi: provate a vedere Another Silence non tanto come un thriller; piuttosto come un western contemporaneo con una donna al posto del tradizionale pistolero. Quasi una ballata triste in cui gli indizi narrativi perdono importanza man mano che il viaggio si avvicina alla conclusione. La chiave per interpretare il film sta nella luce che lo attraversa: fredda e notturna all’inizio, calda e ambigua durante il viaggio di Mary sulle tracce di Pablito, accecante e tersa quando la donna prende la via del deserto. Man mano anche i contorni, gli spazi, le distanze assumono una nuova forma e si allargano. È proprio quello che accade alla protagonista, sola davanti a un mondo di cui ignora i codici, alla ricerca di piste troppo facili da seguire, impossibili da decifrare». (Giorgio Gosetti)
Straordinaria l'interpretazione del ruolo offerta da Marie-José Croze, i silenzi più sapienti e i pensieri più pesanti di qualsiasi parola. Tra i film da lei interpretati alcuni sono stati molto celebrati, vedi Le invasioni barbariche (Les invasions barbares, 2003), Munich (2005), Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon, 2007).
«Quando Marie-José Croze ha accettato la parte, ho capito fino a che punto il progetto fosse concepito per una come lei: una straniera. L’unico modo in cui potevo tornare in Argentina per girar un film, l’unica descrizione onesta che potevo dare del paese in cui sono nato, era dal punto di vista di uno straniero. Abbiamo girato parte del film nel suo paese, il Canada, e il resto nel mio, l’Argentina. (...) Questo film sull’altro, sull’odio e il perdono che ne consegue, è stato concepito intorno a questi due ritorni», ha dichiarato il regista Santiago Amigorena.
Presentato, dopo essere passato alla sezione Giornate degli autori della Mostra del Cinema di Venezia 2011, in anteprima e in esclusiva dalla Fondazione Cineteca Italiana giovedì 12 gennaio, Another Silence sarà in programmazione nella Sala “Alda Merini” dello Spazio Oberdan della Provincia di Milano (viale Vittorio Veneto 2, Milano) sino a domenica 22 gennaio. Decisamente un film con tutte le carte in regola per divenire un cult.
Alberto Figliolia
Another Silence. R.: Santiago Amigorena. Sc.: S. Amigorena, Nicolas Buenaventura. Fot.: Lucio Bonelli. Mont.: Veronique Bruque e Anita Remon. Int.: Marie-José Croze, Ignacio Rogers, Luis Ziembrowski, Alin Salas, Luc Vandal, Roger Frappier. Francia/Canada/Argentina/Brasile, 2011, col., 90’, v.o. sott. it. [inglese + spagnolo].
Programmazione: me 18 gen. (h 18:30) / sa. 21 gen. (h 19) / do. 22 gen. (h 215).
Info: www.cinetecamilano.it – 02 77406316 (a partire da 30’ prima dell’inizio del primo spettacolo di ogni giorno)
Modalità d'ingresso: cinetessera annuale: € 3,00, valida anche per le proiezioni all’Area Metropolis 2.0. Biglietto d’ingresso: € 5,50. Spettacoli delle h 15 (di sabato e domenica) e delle h 17 (da lunedì a venerdì € 3,50). I tesserini delle Università sono validi come Cinetessera 2011. I biglietti possono essere acquistati in prevendita alla cassa di Spazio Oberdan da una settimana prima dell’evento nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria.