La Carta di Treviso, documento e codice deontologico varato e approvato nel 1990 dall’Ordine dei giornalisti e dalla Fnsi, trae ispirazione dai principi e dai valori della nostra Carta costituzionale, dalla Convenzione dell’Onu del 1989 sui diritti dei bambini e dalle Direttive europee. La Carta di Treviso costituisce una norma vincolante di autoregolamentazione per i giornalisti italiani, nonché guida ideale e pratica per tutta la categoria dei comunicatori. Dopo la nascita della Carta di Treviso, 10 ottobre 1990, integrata da un ulteriore documento deontologico -Vademecum Treviso ’95- il tema della tutela dei minori nei media è stato al centro di numerose iniziative, istituzionali ed associative, con la creazione di codici di autoregolamentazione che le diverse categorie di operatori hanno emanato. Tv, stampa, cinema, pubblicità ed Internet sono mezzi di comunicazione talmente integrati nella società che svolgono un importante e indispensabile ruolo di informazione oltre che di formazione, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. È quindi necessario ed improrogabile attivare azioni specifiche per una maggiore conoscenza e una più rigorosa osservanza delle regole e dei codici di autoregolamentazione, attraverso gli strumenti già previsti dalla Carta di Treviso 1990 e dal Vademecum 1995 che già tanti effetti positivi hanno fatto registrare nel corso di questi tre lustri. L’aggiornamento della Carta di Treviso, a 15 anni dalla sua nascita, diventa così una naturale conseguenza operativa ed un coerente impegno deontologico che il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti si è assunto alla luce delle nuove realtà emergenti che caratterizzano il mondo dell’informazione nel terzo millennio e degli scenari culturali e sociali dell’Europa Unita.
Potete scaricare un interessante progetto di media education sulla Carta di Treviso condotto con un gruppo di adolescenti in Emilia Romagna.
«Il progetto si è sviluppato su due piani complementari. All’interno delle scuole secondarie di primo grado sono stati realizzati laboratori didattici sulla scrittura giornalistica e sui contenuti della Carta; è stata inoltre prodotta una rivista, l’Informa Ragazzi, che raccoglie gli articoli scritti dagli studenti sul TG che vorrebbero e sul complesso rapporto tra adolescenza e mondo dell’informazione. Le proposte che sono emerse ci offrono un ritratto di adolescenti tutt’altro che sprovveduti o indifferenti nei confronti dell’attualità, ma spesso scoraggiati nell’approccio all’informazione dalla spettacolarizzazione degli episodi di cronaca nera e da una rappresentazione dei giovani che sentono lontana da sé».
L’Emilia-Romagna, al momento, è l’unica Regione italiana che parla esplicitamente di educazione ai media in una legge. La Commissione Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio d’Europa e il Consiglio delle Regioni hanno prodotto, in questi ultimi anni, atti, raccomandazioni, ricerche per far sì che nei Paesi membri venga sviluppata l’educazione ai media come strumento fondamentale per incrementare le competenze di cittadinanza. Eppure ad oggi in Italia le cose procedono lentamente, senza un vero avvallo istituzionale. L’Emilia-Romagna scrive invece che saper gestire i mezzi di comunicazione, saper pensare con la propria testa, sapersi informare utilizzando più fonti, saper riconoscere uno stereotipo permette ai bambini e agli adolescenti di crescere in un contesto di maggior benessere. E lo scrive in una legge, la numero 14 del 2008, che dedica un intero articolo all’educazione ai media.
Art. 12 - Educazione ai media
1. La Regione promuove l’educazione ai media quale fondamentale strumento per lo sviluppo del senso critico, della capacità di analisi dei messaggi e delle strategie comunicative, dell’uso creativo e consapevole delle potenzialità espressive proprie dei diversi soggetti della comunicazione e dei diversi media. A tal fine sostiene iniziative di ricerca e progetti di formazione rivolti alle giovani generazioni riguardanti l’educazione alla comprensione e all’uso dei linguaggi mediali, anche attraverso apposite convenzioni con centri studi, poli specialistici e università.
2. La Regione, attraverso il Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) e il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, promuove iniziative informative, formative, nonché protocolli volti alla diffusione di codici di autoregolamentazione in materia di comunicazione, stampa, trasmissioni radiotelevisive e internet in rapporto alla rappresentazione dei minori e ad iniziative di comunicazione e programmi radiotelevisivi loro rivolti.
3. La Regione e gli enti locali promuovono forme di confronto con il sistema dei mezzi d’informazione al fine di costruire stabili e continuative modalità di raccordo e dialogo per una corretta informazione dell’opinione pubblica sulla condizione e sui diritti dei bambini.
Luca Vitali