Addio, Pesaro. Una videopoesia, un invito a intraprendere un viaggio di civiltà
06 Gennaio 2012
Bruxelles. La videopoesia “Addio Pesaro” è ospite d'onore al Festival del Cinema per i Diritti Umani di Bruxelles (27 aprile 2012).
Il cortometraggio, basato su una poesia di Roberto Malini, è sceneggiato dall'autore e diretto da Dario Picciau. “Addio, Pesaro” celebra il breve viaggio della speranza di una famiglia Rom, un viaggio in treno verso il Sud e verso il sogno di un futuro diverso, in cui razzismo e xenofobia lasceranno il posto alla solidarietà.
Addio Pesaro - Scheda
Pesaro, capoluogo, insieme a Urbino, delle Marche, è un città antica. In più di duemila anni di Storia, molti popoli hanno convissuto, sul suo territorio.
Nell’antichità, Galli e Piceni, Romani e Goti, Longobardi e Franchi. Pesaro ha subito molte dominazioni e ha visto alternarsi molte Signorie. La presenza secolare della Chiesa ha regalato alla città un’anima cristiana e... oltre venti edifici sacri, antichi e splendidi. Pesaro ha vissuto anche pagine oscure, che la città, a volte, sembra aver dimenticato, ma che ciclicamente riaffiorano, a ricordare alla cittadinanza il valore della solidarietà e della tolleranza. La città di Pesaro si distinse nel 1938 per una totale adesione alle disposizioni della Direzione generale per la demografia e la razza e iniziò la persecuzione degli ebrei e degli “zingari” con una circolare della Prefettura che diede il via al censimento. Poco dopo iniziò a livello locale una campagna antisemita e razzista a mezzo stampa, in cui si distinsero quotidiani come L’Ora e Il Resto del Carlino.
Attualmente, Pesaro sembra vivere di nuovo un periodo di oblio e si è allontanata dai valori della democrazia, della tolleranza, della fratellanza. Alcuni mesi fa si sono rifugiate in città alcune famiglie romene di etnia Rom. All’inizio vivevano nei parchi e all’interno di edifici fatiscenti: uomini, donne e bambini che fuggivano situazioni di persecuzione nel nord Italia. Fra di loro, numerosi malati gravi, pazienti oncologici, cardiopatici e portatori di handicap. Istituzioni locali e autorità non hanno compreso il loro dramma e anziché soccorrerli, fornire loro assistenza socio-sanitaria e sostenerli in un progetto di inclusione, secondo le leggi internazionali, hanno iniziato a braccarle, sottoporle a continui controlli polizieschi, evacuarle dai luoghi di fortuna in cui cercavano di ripararsi per sopravvivere. I quotidiani locali hanno subito identificato i “Rom di Pesaro” come una minaccia per il “decoro” della città, avviando una campagna di propaganda fortemente ostile, volta a presentarli come invasori, asociali, criminali. Il Gruppo EveryOne e alcuni cittadini pesaresi, fra cui Mariateresa - un vero e proprio angelo - hanno cercato disperatamente di dialogare con i politici e i dirigenti delle forze dell’ordine, che sono tuttavia animati da un’avversione irrazionale e virulenta contro il popolo Rom. La tragica persecuzione dei Rom a Pesaro ha indotto l’europarlamentare Viktoria Mohacsi - che è la personalità politica di riferimento per il Parlamento europeo, riguardo alle istanze di emancipazione dei Rom nell’Unione - a visitare insieme a una delegazione di esperti la piccola comunità Rom, raccogliendo e filmando testimonianze agghiaccianti.
Mese dopo mese, il Gruppo EveryOne e i pochi antirazzisti pesaresi - in prevalenza i giovani, come sempre! - hanno sviluppato un piano di emergenza umanitaria, riuscendo a mettere in salvo le famiglie in condizioni più gravi: la famiglia Calderaru a Parigi, in Francia; la famiglia Lacatus in Toscana; la famiglia Vinicel di ritorno in Romania. Ionica, protagonista del video con la sua bella famiglia, viveva a Pesaro da ben sei anni. I suoi bambini sono nati in città e la moglie ne attende un altro. «I primi quattro anni ho vissuto poveramente, ma riuscivo a provvedere, lavorando duramente, ai miei cari. Negli ultimi due anni la gente di Pesaro è cambiata e ha cominciato a trattarci come se fossimo mostri o lebbrosi. Abbiamo bussato a tutte le porte, ma nessuno ci ha aperto neanche uno spiraglio. Così mia moglie e io ci siamo ridotti a chiedere l’elemosina a una cittadinanza sempre più ostile. Leggevano sui giornali e sentivano in TV opinioni terribili su di noi, gli “zingari”, quelli che rubano, rapiscono i bambini e non vogliono lavorare. Abbiamo resistito, finché la mia bambina si è presa la polmonite. Ogni giorno stava peggio, nella casa fredda e umida in cui vivevamo, una casa che avevamo occupato “abusivamente”, per non morire sulla strada. “Vostra figlia morirà, se non le offrirete una casa riscaldata e un’alimentazione adeguata”, ci dicevano i medici.
Non sapevamo più che Dio pregare e avevamo già deciso di non mettere al mondo il terzo figlio: che vita avrebbe fatto? Avevamo perso la speranza, quando ci è giunta la notizia che un paesino del sud Italia era disposto ad accoglierci. In qual paesino, dove la gente considerava ancora i Rom solo come esseri umani, ci aspettava una casa semplicissima e, per me, un lavoro nella campagna. Così siamo partiti da Pesaro, una città che nei nostri confronti ha avuto un cuore di metallo, come la Palla di Pomodoro».
La videopoesia “Addio, Pesaro!” di Roberto Malini e Dario Picciau, interpretato dalla voce di Dario Penne, celebra un breve viaggio della speranza, un viaggio in treno verso il Sud e verso il sogno di un futuro diverso, in cui razzismo e xenofobia lasceranno il posto alla solidarietà. Il popolo Rom ha già subito, in Europa, troppe ingiustizie, troppe violenze. Sei secoli di schiavitù nei Principati Romeni, innumerevoli aggressioni, leggi vessatorie, torture, condanne ingiuste. Hanno subito l’Olocausto (si chiama, in lingua Rom, “Samudaripen”), seguito da una nuova era di segregazione, pregiudizi, orrori. Eppure... il popolo Rom ha offerto un contributo fondamentale alla costruzione del Genio europeo e ha dato all'Europa artisti, scrittori, pensatori, inventori, politici, eroi, campioni dello sport. Auguriamoci che, idealmente, il popolo italiano e l’Unione europea si mettano presto sulle tracce di Ionica, per intraprendere un viaggio di civiltà e umanità che permetta loro di ritrovarsi in un luogo di uguali.