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L’esorciccio (1975) di Ciccio Ingrassia
06 Gennaio 2012
 

Regia: Ciccio Ingrassia. Soggetto: Ciccio Ingrassia. Sceneggiatura: Marino Onorati. Montaggio: Rosetta Narducci. Fotografia: Guglielmo Mancori. Scenografia: Giorgio Postiglione. Effetti Speciali: Sergio Chiusi. Direttore di Produzione: Sergio Garrone. Produzione: Rosaria Calì. Aiuto Regista: Adolfo Dragono. Musiche: Franco Godi. Produzione: Ingra Cinematografica. Interpreti: Lino Banfi, Ciccio Ingrassia, Didi Perego, Tano Cimarosa, Mimmo Baldi, Ubaldo Lay, Barbara Nascimbeni, Romano Sebenello, Gigi Bonos, Dante Cleri, Salvatore Baccaro, Jimmy il Fenomeno, Giancarlo Magalli.

 

 

Ciccio Ingrassia si cimenta nella sua seconda e ultima regia dopo aver diretto Paolo il freddo (1974), interpretato da Franco Franchi. Il regista non si limita a mettere in farsa L’esorcista (1973) di William Friedkin, ma realizza un prodotto originale e godibile. Non c’è Franco Franchi, ormai separato artisticamente, ma come protagonista comico troviamo un ottimo Lino Banfi, contrastato dal rivale aspirante sindaco Tano Cimarosa. Barbara Nascimbeni è un’affascinante indemoniata che si produce in un sensuale strip-tease e in alcune sequenze che ricordano Linda Blair nel film originale. Ciccio Ingrassia è anche produttore con la sua Ingra Cinematografica che purtroppo fallisce presto, perché avrebbe potuto regalare altri comici prodotti. Il film è definito da Marco Giusti uno stracult immortale, girato in tempi minimi con un cast spaventoso. “Il titolo è il cinquanta per cento del film”, ammette lo stesso Ciccio Ingrassia. L’incipit ricorda L’esorcista con la storia dell’amuleto ritrovato nel corso di scavi in Iran, ma la farsa comincia subito perché il pericoloso medaglione finisce in Ciociaria e viene trovato da Luigino (Baldi), figlio del sindaco Pasquale Abate (Banfi). Gli effetti dell’amuleto sono soprattutto erotici, perché Luigino si mette a violentare ragazze. Il padre non sa cosa fare, consulta un medico, ma si rende conto che ci vuole ben altro e ricorre a un esorcista. L’esorcista è un cialtrone di paese come Ciccio Ingrassia che si fa accompagnare dal fido Satanetto (Sebenello). Il medaglione passa di mano in mano, provocando effetti collaterali divertenti e nuovi interventi dell’esorciccio. Prima vediamo la figlia del sindaco trasformarsi in una bomba sexy e in un’ossessa con letto che si solleva e quadri volanti. La moglie del sindaco (Perego) non è immune dal contagio e si vede spuntare una bella barba rossa da garibaldino che il barbiere Dante Cleri tenta di tagliare. Il medaglione finisce nelle mani del parrucchiere che prima racconta menzogne, poi insapona il sindaco da capo a piedi e infine gli passa la maledizione. Il sindaco orina in pubblico e balla il rock and roll sulla tavola, scatenando una bagarre conclusiva che ricorda la pochade teatrale. Non è finita, perché Ciccio mangia per sbaglio il medaglione, trasformandosi in un satanasso nell’ultima sequenza. Notevole la sottotrama elettorale che vede il sindaco Banfi sfidare il rivale esponente dell’opposizione Turi Randazzo (Cimarosa) e imitare a più riprese lo stile oratorio di Benito Mussolini. La pellicola è esilarante, sia come parodia de L’esorcista che come ironia sulle superstizioni di provincia. Ubaldo Lay che indaga sul mistero fa la parodia di se stesso, al tempo ispettore per antonomasia in televisione, apprezzato dal pubblico femminile come tenente Sheridan. Salvatore Baccaro interpreta la trasformazione orribile della ragazza indemoniata e Jimmy il Fenomeno fa il matto con la solita risata nevrotica. Gigi Bonos è un divertente dottor Schnautzer che recita in un buffo tedesco e a un certo punto si veste da nazista.

Il film viene lanciato nelle maggiori città italiane con la foto di Ciccio vestito da esorcista e il titolo in inglese maccheronico: The Exorciccio. Girato a Mentana, negli studi Elios e - per motivi economici - in casa di Ciccio Ingrassia. Ottima la colonna sonora di Franco Godi e molto divertenti le canzoni: Un valzer per lui di Rosaria Calì, L’esorciccio di Godi - Ingrassia e Sciamanin Rock di Godi - Banfi (canta Lino Banfi).

La canzone sui titoli di testa è un mito del trash: “L’esorcì, l’esorcì, l’esorciccio/ vado in Cina e in Canada!/ L’esorcì, l’esorcì, l’esorciccio/ pure il Re e il Maragià/ L’esorcì, l’esorcì, l’esorciccio/ ma se incontro quello là/ lo sbircio, l’allaccio, lo straccio, l’agghiaccio, bisticcio/ lo scoccio, l’arriccio, lo sbuccio, lo faccio nericcio e lo caccio/ ecco che fo… tolgo tutti dall’impiccio/ perché son, perché son, perché son l’Esorciccio!”. Canta Ciccio Ingrassia, unica prova da solista.

Sono da ricordare anche le formule magiche per l’esorcismo: “Aglio, olio e peperoncino, esci fuori da questo lettino!”. Ma è una trovata notevole anche : “In nome di Mao ti esorcizzo” e “Con Mao e Maometto, alzati dal letto!”, agitando il libretto rosso. Alcune battute epocali: “Quando la scienza è impacciata ci vuole l’esorcicciata!”, “L’esorciccio sa tutto!”, i cartelli stradali trash di Rapina in corso e Caduta Matti (con Jimmy il Fenomeno che precipita da una montagna).

Il regista avrebbe in mente un seguito: L’Esorciccio contro King Kong dove avrebbe voluto far recitare Franco Franchi. Non se ne fa di niente.

Ciccio Ingrassia afferma che questo film “segna la liberazione dal giogo di Franco Franchi divenuto sempre più asfissiante”. Forse per questo motivo gira una sequenza nella quale lancia fuori dalla finestra un imitatore dell’attore siculo che si presenta per essere esorcizzato. L’esorciccio è un esempio di come si può fare cinema negli anni Settanta, con poche lire, alcune macchine da presa di recupero, una sala come studio, ma anche tanta fantasia, idee surreali e attori strepitosi. Ventottesimo incasso di tutti i tempi nella storia della coppia comica, con 692.986.715 lire, ma nonostante il successo è l’ultima prova da regista di Ciccio Ingrassia. Resta un film di culto, citato ne Il secondo tragico Fantozzi (1976) di Luciano Salce come contraltare comico de La corazzata Potëmkin, insieme a Giovannona Coscialunga e all’inesistente La polizia s’incazza. La sindrome di Stendhal di Dario Argento lo cita indirettamente, perché in una sequenza un protagonista guarda in televisione proprio L’esorciccio.

Rileggiamo una vecchia opinione di Ciccio Ingrassia: «Rispetto a Paolo il freddo, sempre prodotto da me, L’esorciccio partiva con un budget ancora più basso che la distribuzione non copriva del tutto. Ho fatto di necessità virtù, realizzando il film a casa mia e utilizzando quasi tutta la pellicola girata in pochi giorni». Rudy Salvagnini (Dizionario dei film horror) scrive: «L’esorciccio è un simpatica parodia de L’esorcista, che recupera elementi della superstizione popolare inserendoli in un canovaccio semplice che vive sull’estro degli interpreti, tra cui lo stesso Ingrassia, comicamente austero, e un Lino Banfi in ottima forma. Certo, non è tutto di prima mano e l’insieme a volte è un po’ raffazzonato, ma il divertimento non manca». Paolo Mereghetti stronca senza pietà: «Il film non riesce neppure ad avvicinarsi alla parodia del film di Friedkin. A vuoto anche i tentativi di satira politica, mentre oggi l’esorcismo a base di aglio, peperoncino e sale è solo patetico. Come Ubaldo Lay che dovrebbe ironizzare sul tenente Sheridan». Ecco i critici che distruggono il cinema italiano…

 

Gordiano Lupi


 
 
 
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