Ormai è una quotidiana carneficina, una strage. Nelle ultime ore un paio di detenuti si sono tolti la vita, altri tre hanno cercato di farlo e sono stati salvati dalla polizia penitenziaria; un paio di detenuti sono morti per mancata assistenza: stavano male, le loro condizioni erano incompatibili col regime carcerario, li hanno lasciati in cella, sono morti. Di queste morti la classe politica, salvo rare eccezioni, non sembra saper e volersene fare carico; non la sente come sua responsabilità. E questa dismissione di responsabilità è una gravissima responsabilità.
Uno di questi due detenuti, recluso nel carcere di Trani, era anche stato punito, perché accusato di simulare la malattia che poi lo ha ucciso. L’altro era rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, una di quelle strutture che per legge non dovrebbero esserci ma ci sono; a Barcellona Pozzo di Gozzo ci sono 271 internati, è la terza morte negli ultimi sei mesi. Aveva 56 anni, da tempo in condizioni precarie, era costretto a fare ricorso alle bombole d’ossigeno. Si era visto prorogare la misura di sicurezza per ben quattordici volte. Un episodio che dimostra ampiamente come il sistema delle proroghe si trasformi in un ergastolo che non viene sancito da nessuna sentenza.
Nel corso del 2011 sono stati almeno 186 i detenuti morti nelle carceri italiane. Ornella Favero di Ristretti orizzonti, Patrizio Gonnella di Antigone e Luigi Manconi per l’associazione A buon diritto hanno fornito un quadro terrificante della situazione, e che conferma quello che da settimane, mesi si dice. In tutti gli istituti nei quali si è registrato più di un suicidio il sovraffollamento era superiore alla media superiore alla media nazionale. Caso limite, quello di Castrovillari, in provincia di Cosenza, con due suicidi su 285 detenuti presenti e una media di sovraffollamento del 217 per cento. A livello nazionale il tasso medio è del 150 per cento.
Dei 186 morti nelle carceri, almeno 66 sono stati i suicidi, 23 invece le cause da accertare e per le quali sono in corso indagini giudiziarie, 96 le cosiddette cause naturali; e un omicidio. Si sono impiccati in 44; 12 hanno invece inalato gas da bombolette di butano; sei si sono avvelenati con farmaci, droghe o detersivi, quattro si sono soffocati con un sacchetto infilato in testa. Dei 66 detenuti suicidi del 2011, 28 erano stati condannati con sentenza definitiva, 27 erano in attesa di giudizio, tre condannati in primo grado e otto avevano una misura di sicurezza detentiva. Quattro erano detenuti a Torino, un sovraffollamento del 146 per cento. Tre a Padova, 164 per cento di sovraffollamento. E poi a Genova, Bologna, Cagliari, Livorno, negli Ospedali psichiatrici giudiziari di Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto, Perugia, Napoli… Il sovraffollamento oscilla dal 220 per cento all’80 per cento.
Prima di chiudere una notizia di sapore “italiano”, ma che viene da Cuba. Un dissidente in carcere, in sciopero della fame per non aver potuto beneficiare dell'amnistia governativa, è morto per un arresto cardiaco. Si chiamava René Cobas Arzola, aveva 46 anni, era rinchiuso nella prigione "Boniato". «Sentiva di avere i sintomi di un attacco di cuore nella notte tra venerdì e sabato. I medici avevano raccomandato di portarlo in ospedale ma le guardie carcerario non lo hanno fatto», dice Elizardo Sánchez, che dirige un’organizzazione umanitaria locale.
Cobas faceva parte di un gruppo di una ventina di detenuti in sciopero della fame dopo la loro esclusione dall’indulto annunciato il 23 dicembre scorso dal presidente-dittatore cubano Raúl Castro.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 4 gennaio 2012)