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Alessandra Borsetti Venier. Bei ricordi di Natale
23 Dicembre 2011
 

Nei giorni passati ho chiesto agli amici di appuntare ricordi di quel che avveniva nei giorni prima del Natale quando erano piccoli. Bei ricordi, avvolti di nostalgia, usciti dalla prigione delle scatole, dalle date, dai rituali, con una forte componente di essenzialità. D’altronde, quando meno te lo aspetti, il Natale ti sfiora, si mostra in tutta la sua poesia, ti riconcilia con la speranza dell’antica storia che si rinnova, come una gemma che taglia la corteccia.

 

 

Avevamo due gattini che impazzivano per l’albero e si arrampicavano su, fino al puntale… così invece delle palline ho messo dei pon pon di lana, che ho fatto con gli avanzi di maglie e coperte, insieme ai bambini, nel periodo dell’avvento: ogni giorno, pon pon di colore diverso. Rosa

 

Un chicco dopo l’altro, Mimma ha infilato una sterminata collana di pop corn e l’ha disposta sui rami dell’albero. Lucia

 

L’alluvione aveva portato via tutti gli addobbi di Natale… Allora mia zia preparò la pasta per il pane e la mise al centro del tavolo a lievitare sotto un tovagliolo. Quando fu il momento la scoprì. Era alta e soffice.

Un pezzetto per uno… – disse. E mise davanti a noi un po’ di pasta. Si lavorò di fantasia. Chi fece fiocchi, chi cuori, chi stelle. La zia fece suo genero, stanco morto, sdraiato sul divano del salotto. Tutti furono messi in forno e appesi all’albero con i nastri delle federe e del corredino di Wania, l’ultima nata. Laura

 

C’erano tante scatole di medicine, di varia forma e grandezza. La mamma le avvolse nella carta argentata per cucinare, le legò con un nastrino rosso, fece riccioli al nastro col tagliacarte e le appese ai rami… Angela

 

Infilzammo tutti gli avanzi di pasta che avevano buchi: cannolicchi, penne rigate, ruote… Colorate con gli acquarelli sembravano stelle filanti. Claudia

 

Il giorno della vigilia si andava tutti insieme nell’immensa foresta del Cansiglio sulle Alpi Giulie, a un’ora di macchina da Sacile, il mio paese, a raccogliere i rami bassi degli abeti… Dopo cena, quando noi tre fratelli eravamo già a letto, mio padre infilava quei rami profumati nei buchi di un grosso e alto palo che aveva preparato appositamente. Un rituale a cui non eravamo ammessi. Il risultato era davvero straordinario, ogni volta più bello e più perfetto di un albero vero! La mattina di Natale l’aroma dell’albero aveva invaso proprio tutta la casa, mescolato a quello dei preziosi mandarini appesi, delle rosse candeline accese che lo illuminavano. Alessandra

 

L’unico bel ricordo è proprio mia nonna Amelia e i rituali un po’ magici del Natale che lei riusciva sempre a preparare per me, con il grande albero nel salotto. La notte di Natale lei chiudeva la porta con la ceralacca e io l’aprivo la mattina, tremante, rompendo il sigillo e scoprendo i doni, sempre stupita da quel mistero. Gianna

 

L’albero non l’ho mai avuto da bambina. Ricordo le calze con le arance e le “picce” (i fichi secchi aperti e ricongiunti), e il piccolo presepe fatto da noi bambine (io con mia sorella) con personaggi tutti di cartone che però stavano in piedi, e noi lì davanti a pregare di diventare sempre più buone! Idana

 

Interessi miopi ed egoistici, come sempre oscurano le realtà creando immaginari irreali. Ma intanto noi consumiamo le nostre energie mandandoci auguri che oggi appaiono assolutamente fuori posto e ce la godiamo spendendo capitali che ben altrimenti potrebbero essere utilizzati. Innumerevoli sono le inutili spese: fuochi d’artificio (le esplosioni delle nostre ignoranti impotenze), le candele, le luminarie, le palle colorate, i nastri d’oro, d’argento e rossi, i regali imposti, per non parlare dello spreco di cibi e bevande, e tutte quelle altre decorazioni kitsch e certamente di cattivo gusto come i Presepi, i Babbi Natali che solcano i cieli su slitte trainate dai cervi (il carro del sole nordico?), le streghe che invece percorrono gli spazi a cavallo di scope e simili castronerie. Intanto il pianeta scoppia. Vittorio

 

Il mistero e la sorpresa nel trovare tutti gli anni un presepe sempre diverso, fatto a mano da mio nonno, con cartone e legno, davvero bellissimo. Claudia

 

La mela appiola (pomme d’api) è (era?) una melina rossa per metà, aromatica e succosa, oggi se non scomparsa quasi. Era la tipica decorazione di un grande albero di Natale, il più bello che ricordi. Giuseppe

 

Allora, in casa mia, si aspettava non Babbo Natale, ma il “Ceppo” (regali, legna da bruciare per il caminetto, insomma calore e allegria), che arrivava dalla cappa del camino, dal quale, pochi giorni dopo passava anche la Befana. Ho scoperto molto tempo dopo che mio babbo, che ci stava dietro le spalle, buttava dentro la cappa noci, caramelle, mandarini, che ricadevano su di noi “magicamente”. Rosanna

 

Il nostro albero nasce da ciò che offre il bosco, ogni anno diverso, e per questo Natale il “nostro” bosco ci ha offerto un ramo di alloro, che abbiamo dorato e addobbato con i pon pon di lana fatti da Margherita. Raffaella

 

Io sono della generazione che va ancora per i boschi a raccogliere il muschio per il presepe. Stefano

 

Mi ricordo l'odore delle borraccine che andavamo a prendere sul Viale Michelangelo con mio padre per fare la capannuccia! Liliana

 

Per me l'albero, preparato da mio padre, era composto da qualche ramo di pino che proveniva dalle colline di Lucca. L'albero veniva poi illuminato da una lampadina ricoperta da carta velina rossa. Sulle colline raccoglievamo anche il muschio che serviva per il presepe allestito sotto l'albero di Natale. Vincenzo

 

Noi che che abbiamo sentito parlare di Babbo Natale solo a 30 anni perché per noi esisteva solo la Befana. Noi che mangiavamo i tortellini solo il giorno di Natale. Luciano

 

Ah… quelle fragilissimissime palline di vetro che religiosamente stavano avvolte per un anno nell’ovatta e che alla vigilia di Natale, quando si riappendevano, erano ancora lucenti e perfette come per magia! Superfici che, dondolando e girando sul perno, riflettevano parti diverse della casa e sulle quali era un gioco fare le smorfie più buffe avvicinandosi o allontanandosi… Ce n’erano alcune con sfumature e colori incredibili ma le più preziose erano quelle decorate a mano con motivi a filigrana. E quando tutte le luci della casa erano spente, loro continuavano a moltiplicare i chiarori della lunga notte della vigilia, spesso con la complicità della luna o della neve. Alessandra


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