Riferiscono le agenzie e i giornalisti che hanno seguito la visita di papa Ratzinger al carcere romano di Rebibbia che al suo passaggio si levava un coro: i carcerati compostamente, hanno scandito in coro “Amnistia” (il TG3 delle 19 l'ha fatto sentire per un breve istante, ndr). E sempre urlando “Amnistia” lo hanno salutato quando ha lasciato il carcere dalle finestre delle celle e dietro le transenne dove si erano assiepati. E analoga richiesta-invocazione è stata rivolta al ministro della Giustizia Paola Severino. È da credere che analogo coro si sarebbe levato da qualsiasi carcere; e che anzi, i carcerati di tutti i 206 istituti di pena abbiano seguito con trepidazione e speranza, quella visita, quegli incontri; augurandosi, magari, che una voce si levasse anche in occasione dell’Angelus.
Ratzinger ha comunque parlato, e detto una cosa precisa, somiglia molto a quella “prepotente urgenza” sillabata nell’ormai 28 luglio scorso disse il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «C'è un abisso tra la realtà carceraria reale e quella pensata dalla legge, che prevede come elemento fondamentale la funzione rieducatrice della pena e il rispetto dei diritti e della dignità delle persone», ha detto Ratzinger. E anche il laico più incallito, l’anticlericale più acceso (etnia alle quali chi scrive si onora di appartenere) non può riconoscere che meglio, con maggior precisione non si poteva dire.
Il Riformista di domenica, in prima pagina, ha pubblicato una nota del suo direttore Emanuele Macaluso che avremmo con grande piacere voluto leggere su l’Unità, su Europa, uno di quegli editoriali che sarebbe bello poter leggere su Repubblica o sul Corriere della Sera (e per questo difficilmente accadrà). “Carceri. Manca l’azione del PD”, si intitola l’editoriale di Macaluso.
«C’è un tema, che attiene alla cultura politica dei gruppi dirigenti dei partii e di chi governa le istituzioni, e che oggi è all’ordine del giorno: le drammatiche condizioni in cui vivono i carcerati. La domanda che mi pongo è questa: perché la sinistra è poco sensibile rispetto a una questione che attiene alla condizione umana? La destra in Italia ha una tradizione forcaiola, repressiva. La sinistra socialista e democratica no. Anche nel Pci, dove non mancavano posizioni repressive, c’era una forte corrente sensibile ai temi carcerari. Giancarlo Pajetta, ogni volta che qualche membro della Direzione chiedeva aumenti di pena anche per reati gravi, lui che il carcere l’aveva fatto per più di dieci anni, insorgeva e trovava consensi. Negli anni del terrorismo però nel Pci prevalse una logica diversa e ha lasciato un segno. L’alleanza con Di Pietro non è stata certo una cura per gli eredi confluiti nel Pds-Ds-Pd. Non è quindi un caso che anche su questo tema siano i radicali, e particolarmente Marco Pannella, a condurre una battaglia sacrosanta. E non è un caso che il presidente della Repubblica abbia mostrato particolare sensibilità al tema ricevendo il leader radicale. La richiesta di un’amnistia per svuotare in parte le carceri non è stata recepita. La destra ha sabotato e la sinistra non ha combattuto. Ora la ministra della Giustizia ha fatto alcune proposte che possono attenuare il fenomeno di cui si parla e la Lega ha attaccato con violenza il governo che “mette tasse e libera i delinquenti” (titolo della Padania). Il tema è rilevante per l’attenzione che viene data o non data a ciò che si verifica nelle caserme, nei tribunali e nelle carceri, dove si amministra giustizia e ingiustizia, e si misura il grado di civiltà di una società. La sinistra democratica è tale se su questi temi ha una posizione liberale in senso più alto della parola e per farla valere svolge una costante e coerente azione politica e culturale».
I detenuti e le ragionevoli richieste avanzate in modo più che civile; un pontefice che individua il nodo della questione: “l’abisso tra la realtà carceraria reale e quella pensata dalla legge”; un padre nobile della sinistra che a Pierluigi Bersani, al PD, ma in definitiva a tutti noi, ricorda quello che non si è capaci di essere, e quello che dovrebbe essere la bandiera dei riformatori, e che invece non è. Come dice Macaluso, «la sinistra democratica è tale se su questi temi ha una posizione liberale in senso più alto della parola e per farla valere svolge una costante e coerente azione politica e culturale». «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». È l’articolo 27 di quella «Costituzione che voi dite essere la più bella del mondo», compagno Bersani, compagni del PD.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 19 dicembre 2011)