Gentile Ministro, “La prepotente urgenza” della situazione penitenziaria in particolare come epifenomeno di quella più complessiva della giustizia denunciata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano resta in attesa di soluzioni politiche che spero lei voglia suggerire e sottoporre al Consiglio dei Ministri domani, con forza. Sono certa che anche Lei è consapevole che un provvedimento blando come quello che viene enunciato dai media e che consentirà a 3.300 detenuti di scontare gli ultimi sei mesi agli arresti domiciliari altro non sarà che un cucchiaino per svuotare l'oceano di illegalità in cui versano le carceri italiane.
L'amnistia è l'offerta dei Radicali per interrompere la flagranza di reato da parte delle istituzioni italiane, come punto di partenza necessario per una riforma della giustizia.
E nell'urgenza oggi da mettere subito all'attenzione del nuovo Governo occorre anche predisporre un piano per l'“evacuazione” degli internati dagli Ospedali psichiatrici giudiziari.
In alcuni casi la loro destinazione saranno i reparti psichiatrici delle carceri e in altri le comunità terapeutiche. Comunque per più di mille pazienti, mai condannati perché “matti”, o ammattiti in carcere, è chiara l'incompatibilità con la detenzione in luoghi sanitariamente inadeguati e assolutamente irrispettosi dei principi costituzionali del diritto alla salute, della dignità della persona nonché della funzione riabilitativa che viene data alla pena.
Il presidente della Repubblica nell'occasione del convegno del Senato di luglio ebbe parole anche per gli Opg definiti come “estremo orrore dei residui manicomiali, inconcepibile nei Paesi civili”, riconoscendo alla Commissione d'inchiesta sull'efficienza e l'efficacia del Ssn di compiere un passo importante verso la loro definitiva chiusura. Per una felice coincidenza quelle parole arrivarono nel giorno in cui la nostra Commissione presieduta dal senatore Ignazio Marino aveva notificato dei provvedimenti giudiziari in cui oltre a sequestrare alcune celle, dava 6 mesi di tempo per adeguarsi alla normativa nazionale e regionale in merito ai requisiti minimi per le strutture riabilitative psichiatriche. In caso di inottemperanza delle disposizioni si sarebbe disposto il sequestro dell’intera struttura.
La scadenza si avvicina e nulla nei nostri Opg è stato fatto in questa direzione. Sono stati adeguati a norma di legge i sistemi antincendio di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) e Montelupo Fiorentino (Firenze), sono stati chiusi reparti e celle anche ad Aversa. Sono state fatte opere di manutenzione ordinaria delle strutture, si è avviato un processo più rapido delle dimissioni sollecitando interventi e prese in carico da parte delle Asl e Dsm competenti. Ma la situazione complessivamente è ancora invariata.
Cosa succederà allora a queste strutture e agli internati a due mesi dalla scadenza del provvedimento che ne decreta la chiusura?
Alcune strutture potranno essere riconvertite in istituti penitenziari quali già sono come Secondigliano e Reggio Emilia, ma forse anche Barcellona Pozzo di Gotto, altre come Montelupo Fiorentino forse potrebbe essere ripensata e riconsegnata alla sua funzione di Villa Medicea che si affaccia sull'Arno e perché no, rivenduta per destinarla ad altro.
Ecco perché occorre predisporre con urgenza un piano di “evacuazione” in collaborazione con i ministri di Giustizia e Salute prendendo a modello ciò che fu fatto per la chiusura dei manicomi più grossi come previsto dalla legge 180, per programmare il destino dei nostri mille e più internati a partire dall'inizio dell'anno. Come senatori componenti della commissione d'inchiesta abbiamo depositato e offerto anche un disegno di legge che scandisce tempi e modi per mettere la parola fine a questa brutta vicenda.
Se non ora, quando?
Donatella Poretti