Padova – Il Comune, un anno fa, ha istituito una commissione di quartiere chiamata osservatorio, con il compito di tenere sotto controllo un impianto che da cinquant’anni scarica sul territorio i fumi dello smaltimento dei rifiuti urbani, rifiuti speciali non pericolosi provenienti da attività produttive e commerciali, rifiuti sanitari pericolosi, i farmaci provenienti da attività ospedaliere. E lo fa tenendo fuori le figure essenziali per il controllo: l’Unità Sanitaria Locale, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, la Provincia di Padova. Ad osservare l’impianto di Acegas Aps rimangono il Comune di Padova e di Noventa Padovana, i comitati del quartiere e Legambiente. Gli assessori Zan (Sel) e Clai (Idv) che hanno accompagnato l’operazione articolano parole come trasparenza e partecipazione. Ma a noi ci è parso subito un bluff. Per dirla in italiano, un’operazione farlocca, in sostanza quello che abbiamo sostenuto 14 mesi fa nel corso della riunione del consiglio di quartiere 3, la prima riunione straordinaria nella storia del quartiere convocata su richiesta dell’Aduc e accompagnata dalle firme di più di cento residenti. In quella sede avevamo detto che per soddisfare il diritto all’informazione e alla trasparenza dei dati ambientali l’osservatorio doveva avere funzioni di supporto tecnico e consultivo nella fase di collaudo e post collaudo della terza linea dell’inceneritore, per cui oltre alla Ulss, all’Arpav e alla Provincia potesse coinvolgere l’Università di Padova conferendo una valenza tecnico-scientifica; che una commissione di quartiere non poteva essere all’altezza di questo compito; e che al massimo il siffatto osservatorio serviva ad uso della demagogia di chi lo ha voluto in quel modo.
Infatti, dopo più di un anno, rimane lettera morta una delibera che impegna il Quartiere ad organizzare incontri pubblici con i medici per informare la popolazione sui rischi sanitari dovuti all’impianto, e dell’osservatorio abbiamo una nota di Legambiente che si tira fuori dall’operazione e parla di situazione stagnante e di inerzia di Acegas Aps. Sappiamo, però, dai verbali dell’azienda che ha gestito il collaudo della terza linea, che da aprile 2010 ad aprile 2011 si sono verificati 51 superamenti dei limiti di emissione di monossido di carbonio e acido cloridico con anomalie di funzionamento e blocco e riavvio dell’impianto; che il 29 maggio e il 1° giugno 2010 il fenomeno del superamento dei limiti per l’acido cloridrico «è stato aggravato ulteriormente dalla presenza di una notevole quantità di plastica nel rifiuto alimentato». Sappiamo che durante lo spegnimento e il riavvio degli inceneritori (momenti in cui le emissioni non vengono controllate), si possono produrre livelli molto elevati di diossine. Uno studio recente ha rilevato che in fase di accensione un inceneritore produce in media, nell’arco di un periodo di 48 ore, il 60% delle emissioni annuali totali di diossine prodotte quando è a regime.
Decine di studi, condotti per indagare le ricadute delle emissioni inquinanti degli inceneritori sulla salute delle popolazioni residenti intorno ad essi, hanno evidenziato numerosi effetti avversi alla salute dell’uomo, sia tumorali che non. In altre città gli osservatori ambientali seri funzionano da tempo. A Padova la democrazia sembra dar fastidio.
Maria Grazia Lucchiari
ADUC, Padova