Aspettando di valutare le norme di dettaglio, alcune prime valutazioni a caldo e con beneficio di inventario sul pacchetto di provvedimenti presentato dal Governo Monti. Complessivamente, possiamo subito dire che il più resta ancora da fare ed alcune correzioni sono di già necessarie. Occorre dare atto al governo di aver affrontato il nodo centrale, le pensioni, con soluzioni che hanno il pregio di essere immediatamente operative a fronte di un passivo accumulato in decenni senza riforme. Bene il passaggio al contributivo per tutti, da verificare l’impatto del blocco degli aggiornamenti che in pochi anni abbasserà notevolmente il valore reale anche delle pensioni medie. Mancano risposte sui contributi silenti e sulle pensioni da fame che attendono milioni di precari, parasubordinati e professionisti non iscritti agli ordini.
Sostanzialmente deludente il ridimensionamento della spesa pubblica, che avrebbe dovuto essere la parte centrale dell’intervento di emergenza in cui invece ancora prevalgono le nuove tassazioni. Si poteva - e si doveva - tagliare tutta quella serie di sprechi di cui si giovano le tante corporazioni italiane, da quelle partitiche e confindustriali a quelle clericali e militari. Aver preferito, ad esempio, fare cassa con l’Ici sulla prima casa anziché con l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, il dimezzamento dell’otto per mille e la riduzione delle spese per armamenti è un errore da correggere in tempo. Aver lasciato l’esenzione dell’Ici alle attività commerciali degli enti ecclesiastici e similari, poi, è un’ingiustizia intollerabile, al pari della rivalutazione degli estimi catastali del 60% in assenza del superamento delle sperequazioni esistenti tra centri storici e nuova edilizia.
La manovra, inoltre, sistema il deficit attuale ma non aggredisce il debito pubblico e la spesa per gli interessi, senza prevedere un programma di privatizzazioni né misure che taglino le gambe all’evasione fiscale. Con l’aumento dell’addizionale regionale addirittura di un terzo di punto si rischia di far rientrare dalla finestra, peggiorandolo, il mancato aumento dell’Irpef. L’addizionale, infatti, nella gran parte delle Regioni colpisce in modo lineare, e senza una riduzione dell’aliquota nazionale non è certo una misura di devolution.
Rispetto alle liberalizzazioni, se davvero ci si limiterà a farmacie, negozi e trasporti, il bilancio sarà insoddisfacente. Solo aprendo il mercato in settori strategici come quello postale, bancario, assicurativo si possono restituire ai consumatori servizi più efficienti ed economici. Aspettiamo di leggere le misure perché è su questo fronte che si gioca la vera partita della ripresa economica, così come sugli investimenti in banda larga di cui al momento non v’è traccia.
Ancora nulla, infine, rispetto al piano di rientro dal debito ecologico accumulato. Si aumenta l'IVA, anche quella dei prodotti di base, anziché introdurre imposte con effetti virtuosi (come la carbon tax) e non si ferma il circolo vizioso che vede i comuni interessati al consumo di territorio a causa della crescente importanza delle imposte comunali sugli immobili. Proprio perché il momento è grave, occorre osare la rottura di schemi ancora troppo presenti.
Da Radicali, non faremo certo mancare in questi giorni quel contributo di proposte che abbiamo garantito al Paese da trent’anni e che abbiamo saputo organizzare in tante lotte referendarie sabotate dalla antidemocrazia partitocratica.
Mario Staderini
Segretario di Radicali Italiani
Fonte: Radicali.it