Lavella
Riciclo l'anima
Albatros, 2011, pagg. 52, € 13,50
Chi sarà mai Lavella? La più che scarna biografia di questo nom de plume dice in quarta di copertina: «Nata nel 1965 a Napoli. Vive da più di vent'anni a Milano, dove svolge un lavoro amministrativo. Riciclo l'anima è il suo primo libro».
Riciclo l'anima più che un romanzo breve è un racconto lungo: 52 pagine, anzi 38 di scrittura effettiva. Ma tutte dense e deliziose, sofferte e cremose, torturanti e zuccherine. Un'opera prima più che riuscita che alterna, con uno stile sobrio e perfetto, i più vari registri. L'argomento è decisamente serio, ma la nostra (segreta) Lavella lo sviluppa con levità, grazia e finezza, senza mai perdere in profondità. Un tema sostanzialmente di bioetica, quindi materia che tocca ogni coscienza, laica o religiosa che sia, fonte di eterni e leciti dubbi e ripensamenti.
Maria è un'anziana vedova, molto composta e per bene, ed è anche una nonna che ha avuto la sventura di perdere la figlia e il genero in un tragico incidente in prossimità di Reykjavik – impatto della nave a bordo della quale si trovavano con un iceberg – e che ha dovuto/potuto allevare la nipote, Angelica, la quale un giorno le comunica che suo marito sta per morire. È così che Maria, per aiutare Angelica e i bambini di lei, decide di cambiare corpo. Un innovativo intervento chirurgico in una speciale clinica le consentirà di abbandonare il vecchio involucro e simulacro per un nuovo apparato somatico. La sua mente (con lo spirito) esperta e addestrata al mondo si dovrà confrontare con la nuova entità corporale. Una straordinaria seconda occasione, fra conflitti, esaltazioni, depressioni, lancinanti pensieri, il vortice della passione che rinasce e avvince il cuore. Finché Maria si sposerà, rimarrà incinta e... No, il finale non si svela. A sorpresa: amaro, dolceamaro o lievemente stralunato e soave?
Maria, nonna e bisnonna dall'aspetto giovanilissimo: «La notte sogno di essere vecchia, mi guardo in uno specchio e mi vedo come ero prima. È il ritratto di Dorian Gray che viene riproposto dal mio inconscio tutte le notti. Probabilmente è così che sono, quella diurna è solo una mascherata. A volte sogno mia figlia che mi guarda senza riconoscermi...». Il tormento dentro, lacerante, plumbeo, che sempre morde. Nuvole fugate tuttavia da Armando, il fascinoso innamorato che si dichiara e con il quale Maria convola a giuste nozze. Salvo poi... Ci risiamo. No, il finale non si può svelare. Semplicemente, il passato torna sempre. Nelle forme e modi più impensati. Buona lettura.
Alberto Figliolia