Esplosivo. Liberatorio. Napoletango, un titolo emblematico, una felice crasi per uno spettacolo che è musical e qualcosa di più. Dirompente e straordinariamente allegro, con un pizzico di malinconia ad aleggiare, nella fusion fra la cultura mediterraneo-partenopea e quella sudamericana. Fiction divisa in innumerevoli quadri scenici e rappresentazione musicale. Coreografie, luci e scenografie perfette. Una ventina di artisti/e di meravigliosa perizia.
Ideato e diretto da Giancarlo Sepe, grand'uomo di teatro, Napoletango, musical latino-napoletano, con colonna sonora a cura di Harmonia Team, belle musiche di Davide Mastrogiovanni e un tema originale di Luis Bacalov, ha avuto una trionfale prima al Teatro Smeraldo di Milano nel cui cartellone rimarrà sino al 4 dicembre (ore 20:45, domenica ore 18).
Presentato per la prima volta al San Carlo di Napoli nel giugno 2010 e reduce dal Teatro Coliseum di Londra, il musical torna in Italia dove pure ha già mietuto un vasto successo. Per il vero, Napoletango appartiene a quella categoria di spettacoli cui non ti stancheresti mai di assistere e che, quando il sipario si è definitivamente chiuso, quasi ti dispiace alzarti dalla poltrona.
In scena è... «la storia della famiglia Incoronato, famosa a Napoli e sul territorio della regione. Essa si sposta come un chiassoso circo familiare, venendo chiamata per cerimonie religiose e feste di paese». Questa famiglia allargata e colorata balla un «divino, tragico e sensuale tango argentino. Come lo abbia imparato e da chi è un vero mistero. Sta di fatto che ormai da quattro generazioni la famiglia Incoronato detta legge in materia. Il suo ritmo, l’originalità delle figure e la fastosa ridondanza dei corpi che si muovono hanno colpito il mondo intero e hanno creato proseliti un po’ ovunque. Nella compagnia serpeggiano capigliature nere come la pece e vestiti aderenti che fasciano corpi e menti; la loro ispirazione, come appare, è costante e tale da motivare ogni singolo gesto, anche il più elementare, il più quotidiano, come il mangiare, il bere, il dormire e finanche il camminare. Sono dei veri fenomeni: Concetta, la matriarca, il figlio con la sua sposa, fratelli e sorelle, cugini, persone appartenenti a posti e a razze diverse».
L'immaginazione vola con le evoluzioni e le invenzioni a raffica, fra interpretazione classica, sperimentazione e bizzarria (mai rinunciando alla funzionalità). «Il trionfo della vita sull'accademismo, del sangue versato per amore, contro i sentimenti prudenti e intimisti. La famiglia si esibisce in balere, in caffè in stazioni ferroviarie, circhi, palestre, attraverso filastrocche, canti della terra, canzoni patriottiche, danze ritmate dai propri sentimenti urgenti, necessari. La vita è un grande tango che si svolge dalla mattina alla sera. C’è il tango della sveglia, quello della colazione, del lavoro, del rientro a casa, quello dell’amore, della lite, della guerra, del mangiare e poi ancora tango per le feste comandate, processioni religiose, natali e capodanni», spiega Giancarlo Sepe. Un'autentica pirotecnia di immagini e suoni, un ritmo incontenibile, con il pubblico più che partecipe, addirittura coinvolto allorché in platea scendono i tanghisti e le tanghiste con tanghera simpatia ad arpionare a un imprevisto ballo spettatori e spettatrici sorprese.
Napoletango una festa senza fine, potentemente simbolica e, nel contempo, carnale: corpi che si mostrano, anche nelle nudità (ma non volgari), esibizione profana che sa di sacro, poiché sacro è l'amore per la vita. Convivono fisicità e sentimento, comico e drammatico, istrionico e lunare.
«Valigie, bauli, ombrelli, vettovaglie, pentole, strumenti musicali, provviste, tende da campo, testate di letto, reti, stand colmi di abiti fluorescenti, testine di parrucche, scarpe, mantelli, cappelli, fruste e trolley traboccanti di cose scorrono lungo i corridoi, tra i posti, in balconata come al botteghino. La famiglia Incoronato arriva tutta e si ferma sul palcoscenico, guarda il pubblico in religioso silenzio, si presenta così muta. Concetta Incoronato spiega come il tango sia entrato nelle vene e come il tango accompagni da decenni la vita degli Incoronato, finanche in cucina o nella stanza da bagno», questa è la presentazione, poi via alla sarabanda, con l'incipit della Cumparsita di Peppino Principe e tutto il campionario di fantasie e musiche e ballo.
Indimenticabile, da brividi, la scena di Concetta che resta sola a ricordare padre e figlio morti in due diverse guerre.
Commovente con Un'estate al mare l'omaggio a Giuni Russo.
Alberto Figliolia