Le relazioni tra Cuba e Spagna potranno peggiorare dopo la vittoria del Partito Popolare, anche se molti analisti politici sostengono che i due governi non hanno interesse a inasprire i rapporti.
La vittoria del conservatore Partito Popolare (PP) - coalizione composita che va dai cristiano democratici agli ex franchisti - ha decretato un cambio di potere e la fine del Partito Socialista (PSOE), criticato spesso per aver intessuto rapporti amichevoli con il governo cubano, senza criticare le violazioni dei diritti umani.
A proposito di Cuba, Mariano Rajoy, leader del PP e prossimo Primo Ministro, ha dichiarato: “Voglio democrazia, libertà e diritti umani. Non sono io a chiederlo, ma tutto il mondo”.
Nel 2010, il commercio tra Cuba e Spagna ha superato i 1.000 milioni di dollari e sono più di 200 le imprese spagnole che investono sull’isola dei fratelli Castro, soprattutto nel turismo. Certo, i problemi della Spagna sono altri e l’impegno di Rajoy sarà concentrato soprattutto sulla lotta alla disoccupazione e sulla crisi economica, ma per chi lotta per la libertà sull’Isola caraibica si tratta di una presa di posizione importante. Cuba non sarà la priorità di Rajoy, così come Raúl Castro non considera prioritario rivedere i rapporti con la Spagna, perché i suoi sforzi sono concentrati nel riformare la struttura economica del paese. I mezzi di informazione cubani danno notizia della vittoria di Rajoy senza attaccare il PP, ma stigmatizzando la sconfitta del PSOE, accusato di essersi allontanato dai principi socialisti.
Altri commentatori sostengono che i rapporti tra Cuba e Spagna diventeranno difficili se Rajoy insisterà sul tema dei diritti umani.
«Non sarà facile per il Partito Popolare intavolare relazioni diplomatiche cordiali con il regime, perché i Castro sono refrattari a ogni governo che metta in discussione il loro modo di gestire il potere», scrive la rivista digitale Diario de Cuba.
Uno dei punti di conflitto potrebbe essere la campagna che Raúl Castro ha intrapreso per eliminare la corruzione e che potrebbe portare sul banco degli imputati alcuni imprenditori spagnoli.
L’attivista per i diritti umani Elizardo Sánchez ha detto: «La politica spagnola nei confronti di Cuba deve cambiare, perché le azioni del governo Zapatero si sono dimostrate fallimentari».
Elizardo Sánchez si riferisce alla fine delle sanzioni decretata dall’Unione Europea, su spinta di Zapatero, dopo la scarcerazione di alcuni prigionieri politici. La Spagna ha dato asilo a ben 115 dissidenti liberati e a molti dei loro familiari.
«Il governo di Rajoy dovrebbe adottare una nuova linea di solidarietà con la dissidenza interna e di rispetto per i cubani che vivono in esilio», scrive ancora Diario de Cuba.
Il dissidente Guillermo Fariñas si è detto “molto soddisfatto” della vittoria di Rajoy e spera che la Spagna sia al fianco dell’opposizione cubana, come aveva fatto l’ex presidente del governo José María Aznar. «Il governo del PSOE è stato complice della dittatura cubana», ha concluso Fariñas.
A Miami, la Fondazione Nazionale Cubano-Americana ha detto che l’ambasciata spagnola all’Avana deve cominciare rapidamente a permettere che i dissidenti cubani utilizzino i suoi servizi Internet, per poter comunicare con il mondo.
Berta Soler, leader delle Damas de Blanco, ha elogiato l’ambasciata spagnola per aver trattato i dissidenti in modo cordiale sotto l’amministrazione Zapatero. L’attivista ha concluso: «Spero che con Rajoy si torni ai livelli del governo Aznar, il solo ad aver vigilato sui problemi cubani, rispettando il popolo, le opposizioni e i gruppi che lavorano per il rispetto dei diritti umani».
Gordiano Lupi
Vignetta di Garrincha in allegato
(da El Nuevo Herald)
– Signor Rajoi, il nuovo governo spagnolo come pensa di impostare le relazioni con Cuba?
– Perché non lo chiede agli impresari che hanno rapporti commerciali con Castro? Adesso sono un po' occupato...
(trad. G. Lupi)