Il colpo di coda
dal bunker della Roccella
Mentre il Governo travolto da una crisi economica e politica è costretto alle dimissioni, la sottosegretaria alla Salute, Eugenia Roccella (foto) agisce in fretta sapendo di non aver più tempo e contro ogni senso del limite e della legge. Non esiste altra spiegazione per leggere la notizia dell’emanazione delle linee guida della legge 40 sulla fecondazione assistita. Un atto che vieterebbe le indagini cliniche sull’embrione restringendo l’applicazione di tecniche consolidate, e dove viene stabilito un sistema di schedature dei pazienti infertili pur di rispondere ai richiami del Vaticano. Un atto in aperto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale e dei Tribunali che in questi anni sono intervenuti sulla legge 40/2004.
Comprendiamo il dispiacere per non essere riusciti a consegnare la legge per eccellenza promessa Oltretevere, quella contro il testamento biologico, ma qualcuno avverta la sottosegretaria Roccella che deve arrendersi e uscire dal bunker! (Sen. Donatella Poretti, dichiarazione rilasciata il 12/11/2011)
IN ATTESA CHE LE LINEE GUIDA GIUNGANO AL CSS
È già polemica nel mondo scientifico
«Non abbiamo ancora ricevuto le nuove linee guida della legge 40, ma ci sono state annunciate. La prossima settimana, dunque, sarà avviato l'iter di esame». Lo ha affermato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Enrico Garaci, in merito all'annuncio di nuove linee guida della legge 40 sulla procreazione assistita che, secondo l'Associazione Coscioni, «vietano la diagnosi preimpianto» con un «colpo di mano».
Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella risponde all'accusa affermando che «la diagnosi pre-impianto sugli embrioni è già vietata dalla legge 40 sulla procreazione assistita». Ma su questo punto ci sono pareri differenti, come per esempio, da parte di Ettore Cittadini, ginecologo dell'Università di Palermo e membro del Css, secondo il quale «nella legge 40 sulla procreazione assistita non c'è un impedimento netto a preciso alla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sugli embrioni. Nel mio centro, per esempio, effettuiamo la diagnosi preimpianto per le coppie con talassemia. In presenza cioè di particolari patologie a livello familiare» ha precisato «ritengo non sia possibile non fare la diagnosi preimpianto».
Sull'assenza di un «divieto esplicito alla diagnosi preimpianto» è d'accordo anche Carlo Flamigni, ginecologo pioniere delle pratiche di fecondazione assistita, che ha ricordato alcune sentenze dei tribunali: «I tribunali hanno sempre interpretato la legge 40 affermando la possibilità di poter effettuare la diagnosi preimpianto». Inoltre, ha precisato Cittadini, «anche se la Corte costituzionale nella sentenza del 2009 sulla legge 40 non si è pronunciata specificamente sulla possibilità di diagnosi preimpianto, ha tuttavia recepito varie sentenze che hanno dato ragione a coppie che hanno chiesto tale diagnosi perché portatrici di particolari patologie». (Ginecologia33, 15 novembre 2011)