La sfera di ferro massiccio demolisce mezza parete dell’auditorium. I musicisti seguono ora quel gran peso oscillante con sguardo più stupito che sgomento. La sorda lite tra archi, fiati, timpani e tamburi è momentaneamente sospesa. La Prova d'orchestra riprende tra le macerie fumanti.
L’evoluzione “più benigna” – in nome della quale PD e PDL sono stati persuasi dal Capo dello Stato a rischiare pezzi di consenso nell'operazione avviata da Mario Monti – esige vaste maggioranze in entrambi i rami del Parlamento.
In particolare, l'aritmetica del Senato non consente alternativa di governo al PDL senza il consenso del... PDL.
Perciò, in assenza di un coinvolgimento ministeriale dei vertici di entrambi i partiti maggiori stile Grosse Koalition, le dimissioni presentate ieri al Quirinale esonerano Berlusconi dall’incombenza di governarci (“a tempo perso”), ma non ne cancellano il potere di condizionamento: “Gli possiamo staccare la spina quando vogliamo”, ha assicurato il Cavaliere ai suoi per convincerli al gran passo in favore di Monti.
Nessuno lo dice expressis verbis, ma in realtà il gioco dell’oca della Seconda repubblica è ritornato alla casella “Salvacondotto”, dove il Cavaliere attenderà che la clessidra delle prescrizioni sia ricolma, cioè fino a febbraio. Poi si vedrà.
Il Senato (cioè il PDL) consentirà a Monti presiedere un suo governo tecnico “del presidente”. Per qualche tempo.
Godiamoci questo happy end d’alta scuola, donatoci in extremis da Giorgio Napolitano. E auguriamoci che al Neosenatore arrida il successo.
Secondo Berlusconi Monti dovrà tenere a bada gli “animal spirits” del libero mercato che ululano là fuori, purché rinunci alla patrimoniale. Se proprio vuole, potrà reintrodurre l’Ici, senza però revocare l’indulgenza fiscale plenaria per i sacri palazzi di questo nostro caro vecchio “magistero morale” – un tanto al chilo.
Infine, Berlusconi avrebbe voluto che Monti giurasse di non candidarsi alle prossime elezioni, ma su questo punto il premier in pectore gli avrebbe risposto d'essere già stato invitato a guidare l'alleanza di centro-sinistra, quando sarà.
Andrea Ermano
(da L'Avvenire dei lavoratori, newsletter 13 novembre 2011)