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A. Torreguitart Ruiz. Yoani Sánchez contro Mariela Castro
10 Novembre 2011
 

Yoani è gentile, educata, risponde agli insulti con la dolcezza. Io no. Io non ce la faccio. Sono un cafone figlio di cafoni. Vivo a Luaianó, frequento Diez de Octubre e L’Avana Vecchia. Ho qualche amico a Marianao. E se mi offendono tiro fuori le unghie, per Dio.

Sono ventidue anni che è caduto il Muro di Berlino, ma il nostro muro non vede il giorno della sua fine, forse perché abbiamo sulle spalle il peso di un’isola, circondata dall’acqua da ogni parte, per dirla col vecchio Piñera. Adesso ci capita pure di assistere alle liti tra Yoani e Mariela, ma mica nella vita reale, no, sarebbe troppo bello, discutono su Twitter, ché pure in rete vogliono dare ordini questi fenomeni dei nostri mandatari. Mariela Castro è una tipa tosta, è andata in visita ad Amsterdam, ha visitato il quartiere rosso, s’è ricordata di Cuba, delle puttane che frequentano il Malecón e ha detto la sua. “A Cuba tante ragazze fanno le prostitute perché devono riparare il bagno, ma quando l’hanno messo a posto smettono, mica vogliono fare quella vita per sempre”. Cara la mia figliola di Wilma Espín e di Raúl Castro, ma quando te ne vai in giro per il mondo, visto che ti ci mandano, stare zitta ti farebbe schifo? E invece di parlare di puttane e dei motivi per cui fanno quel mestiere, ché poi a qualcuna magari piace, cosa ne vuoi sapere tu, altre invece non ce la fanno a campare con i quattro pesos che paga lo Stato, non hanno parenti all’estero e il loro capitale è un corpo da vendere. Che cazzo ne vuoi sapere dei problemi della gente, tu che non ti vergogni neppure ad andare in giro a dire che a Cuba c’è libertà di parola e di stampa. Rispondi alle domande che ti fanno, invece, visto che adesso hai aperto una pagina su Twitter, spazio governativo s’intende, dove è possibile solo darti ragione. Rispondi a Yoani, se sai cosa dire, invece di allenare la lingua all’insulto. Ti ha dato il benvenuto nella comunità di Twitter, ti ha chiesto quando saremo liberi di uscire e di entrare dal nostro paese, ché adesso non lo siamo, se non lo sai, ti ha domandato perché non possiamo discutere su ogni argomento politico e sociale. Non ha detto cose strane, cara Mariela, non ha detto che le puttane lavorano per riparare il bagno, non meritava che tu le rispondessi di studiare per migliorare i suoi servizi, che rincarassi affermando che la sua voglia di tolleranza riproduce vecchi meccanismi di potere. I vostri servizi non miglioreranno mai, invece, neppure se studiate mille anni, ché vivete il popolo come un fastidio e siete vecchi dentro. Cara Mariela, potevi restare ad Amsterdam nel quartiere rosso, così lo studiavi a fondo, magari ti trovavi bene e ti portavi a casa qualche puttana da impiegare al Cenesex. Un consiglio. Non usare troppo Twitter, ti può far male, la rete è democratica, non ce la fai a zittire la gente, neppure se ti chiami Castro. Prendi esempio da Fidel, Mariela, prima di parlare rifletti, magari scrivi, forse ti viene meglio.

 

Alejandro Torreguitart Ruiz

L’Avana, 9 novembre 2011

Traduzione di Gordiano Lupi


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