Sabato , 23 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Diario di bordo
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Andrea Ermano. Contro il dissesto
Genova, il giorno dopo
Genova, il giorno dopo 
07 Novembre 2011
 

Genova nel fango. E quante persone morte. Che pena terribile. La mente va al novembre del 1966.

Non avevo ancora dieci anni quando vidi un torrente erompere improvvisamente dalla viuzza di fronte a casa. Le acque attraversarono Via Matteotti in modo sgangherato e imboccarono il nostro portone, senza badare minimamente al traffico senza suonare e senza bussare. Si gonfiarono lungo il sottoportico gettandosi nel cortile e nelle cantine trasformandole ipso facto in cisterne fangose.

Noi bambini fummo portati in una camera al secondo piano, con il permesso di saltare sui letti e il divieto di muoverci di lì.

Fu in quei giorni ormai lontanissimi che udimmo pronunciare per la prima volta a mezza bocca dallo zio che era ingegnere civile queste parole alate: “Dissesto idrogeologico”.

Quarantacinque anni dopo, il dissesto si è aggravato. E ci dà una misura del nostro regresso civile, tra licenze edilizie creative, abusivismo pervasivo, condoni tombali e furbismo militante generalizzato.

E quando piove disastri e tragedie.

Piove, governo ladro.

Ma, al di là del malgoverno, occorre porsi una questione un po' più vasta, di cultura politica.

Eccola: come evitare la tracimazione dei corsi d’acqua laddove la nostra logica resta subalterna alle oligarchie del libero mercato che, manco a dirlo, “si regola da sé”?

Se il mercato si regola da sé, allora è il denaro che “lavora”, non gli uomini, e di conseguenza basterà che lo Stato lasci i soldi a chi già li ha, affinché i baiocchi generino baiocchi: “Più ricchezza per tutti!”.

Resta il fatto che in questo perfetto sistema di autoregolazione ci siamo dimenticati di rifare gli argini dei fiumi: Già, per quale ragione in tutti questi anni a nessuno è mai venuto in mente di privatizzare i terrapieni, i ciglioni, le scarpate, le dighe, le barriere, i terrazzamenti, le briglie e gli altri consolidamenti geologici?

Ma via, è ovvio: perché i terrapieni, i ciglioni, le scarpate, le dighe, le barriere, i terrazzamenti, le briglie e gli altri consolidamenti geologici non massimizzano profitti a breve.

È il neo-liberismo, baby.

Dunque, combattere il dissesto idrogeologico richiede il superamento del neo-liberismo. Il quale per altro, a ben vedere, comporta a valle un grave dissesto, anche economico, della nostra società e a monte discende da un dissesto etico e civico, forse ancor più grave.

 

Andrea Ermano

(da L'Avvenire dei lavoratori, newsletter 6 novembre 2011)


Articoli correlati

 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy