Su La Stampa di oggi è apparso un articolo di Massimo Gramellini (“La megliocrazia”) dove si legge: «Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione?».
Il primo a non conoscere la Costituzione, evidentemente, è proprio l’autore visto che al terzo comma dell’art. 48 si dice che «Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge». Non si prevede la limitazione per ignoranza, né, Costituzione alla mano, si potrebbe farlo. Per fortuna di Gramellini che altrimenti rischierebbe per primo. A colmarla devono essere altre istituzioni come la scuola, la famiglia, ecc. Non serve un esame per essere in grado di votare. Esercitare il diritto di voto non è paragonabile a guidare un aereo o una macchina. E anche se lo fosse, quante sciagure e disastri hanno provocato i guidatori?
Scegliere i propri rappresentanti significa esprimere la propria idea sulla propria vita. Il senso civico s’impara solo minimamente sui libri di scuola. Chi conosce a menadito la Costituzione è migliore di chi ne dimentica qualche sua parte? Chi ci dice che il più preparato sia anche il più onesto? Gramellini: ma va là!
Alessandro Gallucci, legale Aduc