Yoani Sánchez parla con Moisés Naím per Opinion NTN 24 di Montevideo (Uruguay) dalla sua casa avanera, quartier generale di una battaglia che porta avanti contro il regime dei fratelli Castro.
Il conduttore del programma “Efecto Naím” intervista questa cubana armata soltanto di un telefono cellulare, una memoria USB e un computer portatile, autrice del blog Generación Y, che sfida la censura per far conoscere al mondo la vita quotidiana di Cuba.
Yoani Sánchez racconta il quotidiano e la repressione governativa, senza fare politica o lanciare proclami, ma descrivendo la sua terra e i problemi causati da un regime che non riesce a soddisfare le necessità della popolazione. Il blog è tradotto in venti lingue, la sua autrice ha vinto molti premi di giornalismo telematico, ma il regime non le consente di uscire da Cuba per partecipare a cerimonie di premiazione e convegni. Generación Y è uno spazio di libertà, un’isola felice nel mare della repressione, una finestra virtuale per chi desidera conoscere la vera Cuba.
Yoani racconta i problemi che affliggono la sua terra sfatando molti luoghi comuni in un’intervista che di seguito riassumiamo.
«La sanità ha attraversato un periodo felice durante gli anni del sussidio sovietico, ma adesso è in condizioni deficitarie. Gli ospedali mancano di medicinali e generi di conforto, non si trovano le aspirine e i degenti devono portarsi da casa lenzuola e ventilatori. I medici sono di alto livello ma non dispongono di attrezzature e sono pagati malissimo. L’educazione sta attraversando una fase calante e la qualità dei professori è sempre più scadente, anche perché sono pagati in maniera simbolica. Le strutture scolastiche sono cadenti e mancano persino le strutture di base per portare avanti i programmi. Il problema più grave resta l’indottrinamento ideologico e una scuola che serve soprattutto a creare consenso per il regime, santificando la Rivoluzione. Un laureato vive momenti di grande frustrazione, perché non riesce a ottenere un lavoro adeguato agli studi compiuti. Un cameriere guadagna molto più di un laureato solo con le mance, mentre un tassista ha un tenore di vita ben più alto di un medico. Inoltre è inutile studiare filologia o giornalismo se non siamo liberi di parlare, di esprimere le proprie idee, di scrivere le cose che pensiamo. A Cuba mancano le case. In uno spazio ridotto convivono tre generazioni di cubani, che si dividono le stanze di piccoli appartamenti generando conflitti quotidiani. Molti giovani scappano da Cuba per fuggire da questa situazione. Il problema quotidiano di ogni cubano è cosa mettere in tavola, viviamo una situazione di notevole schizofrenia economica, perché i nostri stipendi sono pagati con il peso cubano (che non vale niente) e la gran parte dei generi alimentari deve essere comprata con il peso convertibile (pari al dollaro). Il ricorso al mercato nero è frequente, così come esiste la necessità di rubare allo Stato per andare avanti. In ogni caso a Cuba la voce popolare si sta alzando con forza sempre maggiore. Per strada si sentono critiche profonde e serrate nei confronti del governo e del modello politico. Manca la possibilità di riunirsi liberamente per progettare qualcosa di più importante. Sono sicura che in caso di libere elezioni il signor Raúl Castro non avrebbe nessuna possibilità di vittoria».
Yoani Sánchez conclude l’intervista confidando che prima o poi sarà libera di viaggiare per discutere di persona con il suo interlocutore, invece che al telefono. Parafrasando Milan Kundera afferma: «Non ho nessuna intenzione di fuggire dal mio paese, dove sono tornata per libera scelta dopo aver vissuto in Svizzera. Il mio posto non è in un altro posto, ma in un’altra Cuba».
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Gordiano Lupi