Come indovinato da Isadora, il nostro incontro letterario avveniva fra Newland Archer e Ellen Olenska nel romanzo di Edith Wharton L'età dell'innocenza, portato sul grande schermo da Martin Scorsese nel 1993. Un grande amore platonico, ma sensualissimo, incapace di scardinare le regole non scritte di una società perbenista e ipocrita.
Chissà chi si incontrerà nel prossimo test? Anche qui una passione scandalosa, ma consumatissima.
Ecco pronto l'
8° Incontro letterario
«Mi voltò le spalle e si allontanò. La sua alta figura vestita di nero sembrò ritagliarsi uno spazio nella sala affollata e sparire. Una strana calma m'invase. Mandai un sospiro, profondo, come se a un tratto avessi cambiato pelle. Mi sentivo vecchio e soddisfatto. L'impressione di aver incontrato qualcuno che conoscevo mi era passata attraverso il corpo come una scossa elettrica. Per un attimo, un attimo solo, avevo incontrato uno come me, un altro della mia specie. Ci eravamo riconosciuti. Ero grato di quell'incontro, ma non volevo pensarci più. Mi ero sentito a casa mia. Per un attimo, ma più a lungo della maggior parte della gente. Era sufficiente, sufficiente per la mia vita.
Naturalmente, non era sufficiente. Ma in quelle prime ore ero soltanto grato che si fosse presentato quel momento. Ero come un viaggiatore sperduto in un paese straniero che ode a un tratto non soltanto la sua lingua natìa, ma il dialetto che parlava da bambino. Non si chiede se la voce è quella di un nemico o di un amico, si precipita solo verso il suono che gli ricorda la sua casa. La mia anima si era gettata su Anna Barton. E io credevo che in una questione così privata tra me stesso e Dio mi sarebbe stato possibile lasciarla correre avanti, senza timore di danni al cuore o alla mente, al corpo o alla mia vita. È in questo sostanziale malinteso che inciampano molte esistenze. Nell'idea completamente sbagliata che tutto sia sotto controllo. Che si possa scegliere di andare o stare, senza soffrire. Dopo tutto avevo solo perso la mia anima privatamente, a un party, dove gli altri non potevano vedere.
Il giorno dopo mi telefonò».
Ciao da
Frances