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Stefano Vaccara. Stati Uniti d’Europa. Per farli nascere è necessario uno tsunami finanziario?
27 Ottobre 2011
 

Una risata vi seppellirà, gridavano i giovani nel ’68. Erano ancora troppo piccoli Angela Merkel e Nicolas Sarkozy per partecipare a quelle manifestazioni studentesche, eppure la loro risata potrebbe essere il preludio al seppellimento della ’loro’ Europa. Quando al vertice di Bruxelles di domenica, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sull’affidabilità dell’Italia del governo Berlusconi sulle misure economiche da intraprendere entro mercoledì, i due si sono guardati con quel sorriso complice facendo ridere tutta la sala, hanno svelato un’Europa sempre più moribonda per l’assoluta mancanza di leadership. L’Europa con le istituzioni che ha restava solida solo quando a condurla c’erano i Kohl e i Mitterand e perché non ammetterlo, anche i Craxi (sarà stato pure il capo partito dei ‘mariuoli’, ma con Bettino a Palazzo Chigi dell’Italia non si rideva…).

Che illusi gli italiani che hanno esultato all’affronto ricevuto da Berlusconi, come per dire, ‘grazie Sarkò e Angela per aiutarci a sbarazzarcene’, non capendo, poverini, che sotterra con quelle risate non ci sarebbe finito solo Silvio, ma l’Italia intera e, subito dopo, l’Unione europea e con lei, infine, tutta l’economia globale. Già, perché un conto è il fallimento della Grecia, con ancora l’euro che potrebbe resistere, ma tutt’altra cosa è far intendere, al mondo intero, che l’Italia possa non farcela.

Così con quei sorrisini da scolaretti che indicano alla maestra il compagno furbo che non ha fatto i compiti, Merkel e Sarkozy in realtà si davano la zappata sugli stinchi. Francia e Germania segnalano al mondo che la manovra di rientro finanziario e di sviluppo di uno dei paesi fondamentali dell’Unione Europea ’fa ridere’. Traduzione di questa comica: Madame et Monsieur, l’euro è un bluff!

In America, come -crediamo - in questo momento anche in Cina, in India e in Brasile, si pongono la stessa domanda: ma chi c’è rimasto alla guida dell’Europa? Berlusconi potrà far ridere per le storie sui bunga bunga, ma la mancanza di visione e spessore politico dimostrata finora a Berlino così come a Parigi nel reagire alla crisi è stata messa in conto? È questa costatazione del nulla che sta facendo piangere dall’altra parte degli Oceani chi teme che la caduta dell’Europa porti giù tutto.

Che fare? In un puntuale commento del columnist Roger Cohen uscito martedì sul New York Times, si citava Jean Monnet, uno degli architetti della comunità europea post guerra mondiale, colui che scrisse: «Niente è possibile senza gli uomini, ma niente dura senza le istituzioni». Per Cohen in quest’Europa orfana di leadership, «quando l’umanità sbaglia, sono le migliori istituzioni che ci salvano dal precipizio».

Cohen, che ammira come la comunità europea cambiò per sempre la storia del vecchio continente uscito distrutto dalla Seconda guerra mondiale, ritiene che la creazione delle istituzioni dell’Unione Europea possano essere paragonate alla Costituzione americana «come un atto di geniale creatività».

Troppo buono il columnist del New York Times, le attuali istituzioni europee messe in paragone alla Costituzione degli Stati Uniti. Ma ecco che è proprio qui, nel discorso istituzionale, che si indica la via d’uscita. Solo che le istituzioni europee ammirate da Cohen sono ormai obsolete, incapaci di far fronte a quelle decisioni politiche che ci vorrebbero per tenere a galla la nave dell’Euro nella tempesta della crisi finanziaria giunta al suo quarto anno. Cohen afferma pure che le migliori istituzioni «trasformano le crisi in opportunità. Col tempo la difesa dell’euro chiederà uno slancio federativo in avanti…». Capito cosa si suggerisce dall’America? Che da questa crisi se ne esce con più Europa, altro che con le risatine di Sarkozy e Merkel!

Che significa nell’atto pratico? Significa che l’Europa, le potenzialità della sua forza economica e politica, cioè il formidabile competitive advantage della sua unità, non può essere più lasciato in balia del rischio di una leadership non sempre all’altezza. Il futuro dell’Europa deve poggiare su istituzioni rinnovate col cemento armato, corazzate contro ogni inettitudine nazionalistica.

L’America ha resistito a otto anni di George W. Bush, perché forte della Costituzione americana. E resisterà ancora alle crisi di oggi e domani, perché a prescindere dalla leadership, gli Stati Uniti d’America restano pluribus unum, un motto scritto su ogni dollaro Usa e che non è solo slogan, ma fatto istituzionale. Ed è a questo che l’Europa dovrà puntare per salvare non tanto l’euro, ma il suo processo unitario.

Una letterina di Berlusconi a Merkel e Sarkozy con le promesse sulle pensioni etc. non basterá, né oggi né domani. Subito una riforma istituzionale per un vero governo europeo, eletto direttamente dai popoli dell’Europa e che possa rappresentarli tutti. Senza più cancelliere o presidenti di governi europei ’più uguali degli altri’. Perché la forza federale degli Stati Uniti fu la geniale creazione istituzionale affinché nessuno dei più piccoli stati ex colonie si sentisse in balia delle decisioni degli stati più grandi e popolati. Pluribus unum anche per l’Europa, subito quindi un senato europeo con due senatori per ciascuno stato, dalla Germania al piccolo Lussemburgo. E poi far eleggere direttamente dai cittadini europei il presidente dell’Unione. Sicuramente gli stati più popolosi (Francia, Germania, Italia, Spagna…) avranno più chance di esprimere e scegliere un leader, come accade appunto negli Stati Uniti. Ma il motto pluribus unum sarebbe una realtà anche a Bruxelles.

Vincere la terribile crisi che si sta attraversando senza nessuno al timone, trasformandola in una opportunità: l’Unione Europea che diventa Stati Uniti d’Europa. Senza farlo, allora il crollo sarà solo questione di tempo. Prima o poi, come ha scritto solo due giorni fa anche il premio Nobel per l’economia Paul Krugman, sempre sul New York Times, con la Germania e la Francia senza guida e la Banca centrale europea che non agisce da Banca centrale di un vero stato federale, ecco che l’Euro crollerà e con lui l’Ue.

Krugman pensa che togliere il velo a certe ipocrisie sarebbe un bene per l’Europa. Noi aggiungiamo: sí, se questa fine dell’Ue sará necessaria per dare spazio all’inizio degli Stati Uniti d’Europa. Ma ci chiediamo: per farli nascere, bisognerà per forza subire prima una crisi così profonda?

 

Stefano Vaccara

(da Notizie Radicali, 27 ottobre 2011)


 
 
 
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